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286. Francesco Sforza a Boccaccino Alemanni 1452 marzo 1 Milano.

Francesco Sforza scrive a Boccaccino Alemanni del disappunto di Fiasco per non potere avere da Boccaccino la somma di danari che gli spetta e richiede. Lo Sforza, che tiene all'amicizia di entrambi, sollecita Boccaccino a soddisfare Fiasco e, se non vuole accontentarlo, gli spieghi le motivazioni.

Boccacino (a) de Alemannis.
Boccacino, Fiasco se è più volte cum nuy querelato et doluto che, dovendo luy havere certa somma de dinari iustamente et senza alcuna iuridica exceptione da vuy, et havendovigli più volte domandati, pare che da vuy non possa consequire effecto alcuno; della qual cosa, siando cussì come luy narra, ne maravigliamo grandemente, actento l'antiqua et grata amicitia et benivolentia, quale è stata fra vuy, né possiamo per alcuno modo credere che ad Fiasco vogliati denegare quello che de raxone è suo. Et perché non altramente [ 72r] desideramo el bene de Fiasco et lo vostro ch'el nostro medesmo et desideramo piutosto che l'amicitia vostra se augumenti che ella se rompa per simili manchamenti, vi confortiamo, caricamo et stringimo che vogliati omnino far contento el dicto Fiasco siché el non habia iusta casone poderse dolere et lamentare de vuy et desperarsi, come el fa per non podere da vuy consequire el suo proprio sudore. Et haveremo molto caro che, quando pur non gli vogliati fare el debito suo, ne advisiati della casone ad ciò che esso Fiasco sappia quel che s'è (da) fare. Data Mediolani, primo martii 1452.
Iohannes.

(a) In A Boccacacino.