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354. Francesco Sforza a Giovanni Filippo de Meli, podestà, al referendario, agli Anziani e al capitano della cittadella di Piacenza. 1452 marzo 15 Milano.

Francesco Sforza ricorda a Giovanni Filippo de Meli, podestà, al referendario, agli Anziani e al capitano della cittadella di Piacenza che al pagamento del salario di Francesco da Cremona, ufficiale del porto, concorrono la Camera ducale e la loro comunità, che, però, a dire di Francesco si mantiene latitante nel pagarne la quota spettante, nonostante ben sappia di quale importanza sia quel porto. Comanda loro che, nel rispetto di quello che si faceva nel passato con Filippo Maria Visconti, gli si paghi il dovuto.

Spectabili militi ac nobilibus viris domino Iohanni Filippo de Meliis, potestati, referendario et Ancianis civitatis nostre Placentie necnon capitaneo citadelle nostre ibidem.
Nuy havemo chiara informatione, como anche vuy doveti sapere, che ad tempo del'illustre signore duca passato, quella nostra comunità pagava alchuni dinari per salario del'offitiale del porto, ultra quello pagava la Camera, et secondo intendimo, ad Francesco da Cremona, offitiale de quello porto, non è resposto del dicto sallario suo, cioé della parte specta da pagare alla comunità senza el quale, havendo pocho salario della Camera, como ha, et essendo quello porto de importantia, como è, dove anche facemo tenere el conto delli nostri cavallari vanno inanzi et indreto, como poteti comprendere, male poteria attendere al dicto porto. Pertanto, ad ciò intendati la voluntà nostra, ve advisamo che nostra intentione è al dicto Francesco sia resposto de quello salario era resposto alli altri offitiali al tempo del prefato signore, et che luy habia quelle preheminentie et comodità che haviano li altri offitiali al tempo del prefato signore. Per como in le altre cose havemo imitato li ordini del prefato signore, cussì lo volimo imitare [ 88r] et cussì lo volemo imitare et observare in questo, siché vogliati provedere ch'el dicto Francesco sia pagato et tractato como è dicto, ad ciò possa actendere allo offitio suo. Data Mediolani, die xv martii 1452.
Cichus.