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356. Francesco Sforza ad Andrea della Stufa, luogotenente di Parma. 1452 marzo 14 Milano.

Francesco Sforza vuole che Andrea della Stufa, luogotenente di Parma, trattenga a Parma Giacomo Grandi, parmense, e gli faccia versare novantacinque ducati d'oro e otto baiocchi in un banco di lì a nome di Paolo Castagnolo e compagni e, inoltre, gli imponga di dare garanzia e di risarcire l'indebito percepito per avere detto Giacomo Grandi prelevato dal Banco Arcelli a Roma novantacinque ducati d'oro e otto baiocchi con lettere di cambio a istanza di Francesco Maletta, segretario ducale, per pagare le bolle dell'abbazia di Morimondo, che doveva essere conferita a suo fratello, e mai pagate.

Spectabili Andree dela Stufa, locuntenenti nostro Parme.
Uno ser Iacomo di Grandi, parmesano, ha levato dal bancho di Arcelli ad Roma ducati nantacinque d'oro et octo baiochi, socto nome de lettere de cambio, facte ad instantia dello egregio Francesco Malecta, nostro secretario, per pagare le bolle della Abbatia de Miramondo, li quali dinari, secondo ce ha facto fede prefato Francesco Maletta, nostro secretario, ad cuy fratello è conferita la dicta abbatia, non ha ponto pagato per dicte bolle, ma se li harà tenuti et convertiti [ 88v] in suo uso, in grande damno et manchamento d'essi, et Francesco et suo fratello, li quali etiam presumeno non ghe ne habia levato delli altri cum questa simele fraude. Pertanto, per le prescrite, ve commettiamo et volimo che habiati da vuy el dicto Iacomo, el quale deve essere gionto lì ad Parma, et non lo lassati partire da vuy per infino non exborsi li dicti ducati lxxxxv et baiochi viii, et li deponga suso uno bancho lì, ad nome de Paulo de Castagnolo et li compangni, et oltra questo, per lo dubio che hanno de non essere inganati de più, fati ch'el ve dia idonea sicurtà de stare ad raxone et satisfare ad tucto quello che se trovarà havere havuto indebitamente. Et qui non sii fallo, o exceptione alcuna. Data Mediolani die xiiii martii 1452.
Christoforus da Cambiago.
Cichus.