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473. Francesco Sforza al podestà di Fiorenzuola. 1452 aprile 16 Milano

Francesco Sforza sollecita il podestà di Fiorenzuola che, constatate le richieste di credito fattegli dal mercante d'armi milanese Giovanni Corio contro gli abitanti di quella comunità, gli amministri giustizia affinché ricuperi la somma che vanta, la cui mancanza adduce quale giustificazione del rifiuto alla concessione di certe cose. In simile forma si è scritto al podestà di Cantù e Castell'Arquato.

[ 121r] Potestati viro potestati nostro Florenzole.
Havendo nuy rechesto al nobile Iohanne Coyro, nostro citadino de Milano e merchadante d'arme, certa robba per el spazo de alcune nostre gente, ha recusato de non poterne servire, dicendo che ha de molti debitori li quali, non satisfacendo ad luy, non pò anchora luy satisfare ad nuy, né ad altri, et fra l'altri, alega quella comunità per debetrice sua de notevole quantità de dinari, como dice constare per publici instrumenti, supplicandone che gli faciamo provedere de opportuno remedio de ragione ita ch'el sia satisfacto. Perché adoncha, ad nuy pare che la sua domanda sia raxonevele e iusta, volimo et expresse te commettimo che, intese le rasone delle parte, et trovando essere vero et constandote (a) del vero credito del dicto Iohanne Coyro, tu gli faci fare el debito, summarie et simpliciter et de plano, sine strepitu et figura iudicii, ita ch'el non habia a perdere tempo, né fare spesa suso l'hostaria. Et questo fa cum effecto. Data Mediolani, die xvi aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit: potestati Canturii et potestati Castri Arquati.

(a) Segue essere depennato.