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543. Francesco Sforza al referendario di Piacenza, a Matteo Taverna e a Domenico da Pesaro, commissari del sale e al caneparo della gabella del sale. 1452 maggio 6 Milano

Francesco Sforza si dice insoddisfatto con il referendario di Piacenza, con Matteo Taverna e Domenico da Pesaro, commissari ducali del sale e col caneparo della gabella del sale, perché Giacomazzo, Giovanni Angussola, Cristoforo Torello e Taddeo dal Verme non hanno ancora ricevuto quanto doveva essere loro dato. Intima loro di provvedere di far loro avere, in tre giorni, il rimanente della mezza tassa e quanto ancora loro dovuto.

Prudentibus viris referendario nostro Placentie, ac Matheo de Thibernis et Dominico de Pisauro commissariis ibi nostris super sale, et canepario gabelle salis.
Ne pare che ad misser Iacomazo et conte Giohanne Angusola non sia anchora satisfacto delli assingni che hanno lì, né anchora sia satisfacto al conte Christoforo Torello et ad messer Thadeo dal Verme, ali quali resta grossa somma de dinari; della qual cosa se maravigliamo molto et se retroviamo malcontenti, perché non se possono levare per questo manchamento né fare quello havimo ordinato; et questa consideratione dovevati pur havere, essendo stati carichati da nuy tanto caldamente quanto siti a dì passati. Et perché non intendiamo che più dilatione intervenga alla satisfatione d'essi asingni, ve stringiamo quanto più instantemente se possa che providiati fra quisti tri dì proximi, al più tardi, che lo resto della meza tassa sia rescosso intregamente et senza manchamento alcuno, et ne sia supplito ad quello restano havere li soprascripti, facendo questa volta, poy che intenditi la importantia de questa cosa, che non habiamo ad stare impazato per quisti resti, che certo ne saria più che molesto. Et rescrivitini como haviriti facto. Data Mediolani, vi maii 1452.
Ex Magistris intratarum.
Cichus.