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559. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza. 1452 maggio 9 Milano.

Francesco Sforza si dice d'accordo con il fratello Alessandro che quelli di Urbino abbiano a "praticare" a Pesaro come pure l'invio di un suo uomo per fare quanto occorre, come gli scriverà Michele. Poiché Sigismondo è sforzesco e per fare che Pesaro e contado stiano con lui, vuole che, in caso di guerra contro Sigismondo, ordini che a Pesaro e contado si faccia tutto il necessario per impedire che quelli di Federico prendano Pesaro e il suo contado.

Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, per resposta della tua de vii del presente, et primo alla parte del praticare de quilli de Urbino ad Pesaro, et cetera, dicimo ch'el ne piace che habbi mandato quello tuo ad Pesaro ad fare quanto bisongna in questo facto, secondo che più largamente havimo dicto ad ser Michele che te debia scrivere. Al'altra parte, te dicimo che è pur necessario che, siando el signore messer Sigismondo dalla nostra, como è, et per darli materia de servare (a) in lo bono preposito che Pesaro venga ad uno male et uno bene cum esso luy, et cussì vogli ordinare che quando dal canto dellà fosse rocta guerra al prefato signore messer Sigismondo, et che fusse guerra publica, come è usanza, che Pesaro et lo contado facia quello che farrà luy in quello caso, et allora ad Pesaro et al contado faremo tucte quelle provisione che seranno necessarie et expediente. In questo mezo vogli ordinare che quelli de messer Fedrico per alcuno modo pratichino im Pesaro né in lo contado, perché per la natura et conditione d'esso messer Fedrico tu devi assa(i) bene intendere et cognoscere che luy è tuo et nostro capitalissimo inimico, et ch'el faria ogni male purché l'havesse el modo. Data Mediolani, die viiii maii 1452.
Persanctes.
Cichus.

(a) preservare con pre depennato.