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562. Francesco Sforza a Giacomo da Camerino. 1452 maggio 11 Milano.

Francesco Sforza si stupisce che Giacomo Camerino non abbia ancora avuto quanto deve avere ancora dai Dieci della Balia di Firenze e addebita ciò alla sua negligenza nel rivolgersi ai Dieci, a Cosimo e agli altri amici. Faccia tale sollecito e se ne venga via senza aspettare perché l'assenza dei suoi uomini causerebbe grande disordine e non ascolti le notizie che spargono i Veneziani perché sono bugie.

[ 143r] Ser Iacobo de Camerino.
Havimo recevuto due tue lettere de data iii et iiii del presente et inteso quanto scrivi; prima, al facto del spazo del facto del dinaro et cetera, dicimo che eravamo de oppinione et parere che alla receputa dovesti havere havuto dicto spazamento del resto del dinaro, et che tu fossi in camino cum esso. Et havendo mò inteso non havere havuto dicto spazamento, ne semo tanto maravigliati quanto dire se possa et non sapemo que dire se non che siamo certi procede per tua negligentia et poca solicitudine, che havendo havuto tu ricorso et havesti facta debita instantia et solicitudine cum li magnifici signori Dieci et cum lo magnifico Cosmo et li altri nostri amici, haveristi havuto el spazamento; et non possimo altramente credere.
Et pertanto te dicimo che se may usasti in cosa alcuna diligentia, vogli essere assiduo et solicito, et usare tale instantia et promtitudine et cum li magnifici signori Deci et cum lo magnifico Cosmo et cum qualunc'altro nostro amico te parerà, che habbi prestissimo, senza dillatione, el spazamento del dicto resto; et veni via subito cum issi, perché tucti quilli dinari havimo già dati et destribuiti, et non li havendo et prestissimo, saria casone de mettere assay disconzo et disordine al facto nostro. Siché attento ch'el dicto resto è poca cosa et è assay al facto nostro, vogli fare de haverlo et vene via volando cum essi.
Al facto del'adviso ne fay delle nove sonno state sparte per alcuni seguaci de Veneti et cetera, dicimo che sonno tucte zance et frasche et busie, et prestissimo speramo che de quello havimo dicto et facto se ne vederanno li effecti et anche se cognoscerà quello vanno dicento essere arte et busie, zance per experientia. Ex Mediolano, die xi maii 1452.
Ser Iohannes.
Iohannes.