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608. Francesco Sforza a Cosimo de Medici 1452 giugno 18 "in castris nostris felicibus apud Longhenam".

Francesco Sforza, aderendo alle richieste del marchese di Mantova e dei gentiluomini della Mirandola, ricorda a Cosimo de' Medici di essersi rivolto a lui perché raccomandasse ai Dieci della Balia Giacomo di Fosdinovo in lite con il marchese Spinetta, suo parente. Saputo che i due litiganti sono stati convocati e, avendo ricevuto una nuova richiesta in favore di Giacomo, nuovamente glielo raccomanda perché detta vertenza abbia fine.

Magnifico Cosme de Medicis.
Como sapete altre fiate, a preghere dello illustre signore marchexe de Mantoa et delli zentilhomini della Mirandola, scripsimo caldamente a quilli excelsi signori in favore et recomandatione de Iacomo, marchese de Fosdenovo, per la diffirentia quale ha cum Spinetta, similmente marchese suo parente et affine, et le signorie sue ne dedeno grata resposta et speranza de provedere al facto loro; adesso intendiamo li prefati signori havere evocati li dicti marchese per intendere el facto loro et levare le dicte differentie, el che n'è molto piaciuto per ogni respecto. Et perché (a) siamo stati pregati de novo dali prefati signori marchese et zintilhomini che vogliamo scrivere de novo in favore d'esso marchese Iacomo, ne scrivimo opportunamente ad li prefati signori, però lo recomandiamo anchora alla vostra magnificentia et confortiamola et pregamola che per compiacere ad essi signori marchesi et zentilhomini dala Mirandola, quali meritano ogni bene et favore da quella excelsa comunità et da nuy, et anche perché el dicto marchese Iacomo è pur fidel servitore de quella excelsa comunità, et cussì sonno stati li superiori suoi; et ulterius per nostro respecto, gli piacia essere favorevele al dicto marchese Iacomo et operare che la dicta diffirentia sia levata, non guardando ad alchuna richesta quale facesse [ 152r] l'uno o l'altro de loro, perché guardando ad simele recheste may non se levaria la dicta diffirentia, et demum facendo in modo che tucte due le parte restino d'acordio, che redundarà etiam ad honore et utile de quella excelsa comunità, et nuy l'haverimo ad singulare piacere et contentamento. Data in castris nostris felicibus apud Longhenam, die xviii iunii 1452.
Cichus.

(a) ché di perché in interlinea.