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613. Francesco Sforza al luogotenente e al podestà di Parma 1452 giugno 21 "ex castris nostris felicibus apud castrum Gonellarum".

Francesco Sforza scrive al luogotenente e al podestà di Parma di aver saputo dell'assassinio di Giovanni Zabolo e di esserne dispiaciuto; lo invita ad agire come giustizia richiede, contro i colpevoli e contro Attanasio, se vi avesse preso parte; in caso contrario, lo mandi da lui. Lo informa poi della presenza dei nemici a Pompiano fra le paludi e delle difficoltà ad avvicinarli.

[ 153r] Locuntenenti et potestati Parme.
Havimo recevuto vostre lettere et inteso quanto scriveti del caso successo della morte de Iohanne Zabolo; dicemo che cum summa displicentia lo habiamo inteso et rencrescene quanto dire se possa in questo mondo, prima per lo honore nostro, secundario per honore vostro, tertio per honore della città perché pare che lì non se tenga nì iustitia, nì rasone, et che per dicta casone li captivi pigliano ardiri et se cometteno delli homicidii et asassinamenti assay, quantunca, como sapeti, sia contra li ordini et mandati nostri, et de quello è la intentione nostra. Per la qual cosa volimo che (a) fazati contra li malfactori quanto vole iustitia et (b) rasone, et se Attanasio, quale haviti sustenuto, è colpevele et conscio del dicto malifitio, volimo gli sia facto quanto vole rasone; et in quanto ve pare non sia in colpa, volimo lo mandiati fin qua da nuy, dove ne retrovarimo.
Li inimici sonno allogiati apresso ad Ponpiano fra duy paludi et sonno sì fortificati de fossi et de tagliate et hanno facto levare strade per modo non se possemo acostare a lhoro. Nuy semo appresso alli inimici ad uno miglio et tanto farimo, o per uno modo, o per un altro che li farimo ensire delli paludi et redurremoli in loco, che speramo presto farvi sentire novelle che ve piaceranno. Ex castris nostris felicibus apud castrum Gonellarum, die xxi iunii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.

(a) Segue che depennato.
(b) Segue iustitia depennato.