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633. Francesco Sforza a Bartolomeo Meli, podestà di Piacenza. 1452 giugno 1 "apud Trignanum".

Francesco Sforza scrive a Bartolomeo Meli, podestà di Piacenza, circa le lamentele dei figli di Francesco d'Arezzo, cittadini cremonesi, per furti subiti da alcuni uomini entrati in città con licenza degli Anziani e Presidenti della città, disponendo che il podestà intervenga per la restituzione di ogni cosa. Se non sono trascorsi quaranta giorni consenta il libero rientro in città ai cittadini che sono stati fuori Cremona.

Domino Bartholomeo de Meliis, potestati Placentie.
Li fioli de Francesco d'Arezo, citadini nostri Cremonesi, se gravano et lamentanose che sonno stati robbati et toltogli el suo indebitamento et contra ogni rasone et dovere da alcuni de quella nostra cità li quali, essendo venuti lì dentro cum licentia delli Anciani et presidenti de quella nostra cità, gli è stato facto questo apto; del quale ne maravigliamo assay. Et pertanto volemo et commandiamote che, havendo havuta la licentia dicti nostri citadini dalli Anciani, como loro dicono, de potere venire ad stare in quella nostra cità, tu constrengi quelli talli che gli hanno tolta la robba loro che gli la restituiscano liberamente et senza contradictione alcuna. Et vogliamo ancora che, essendo passati li quaranta giorni che dicti nostri citadini non siano stati ad Cremona, tu lassi intrare et stare dicti nostri citadini in quella nostra cità liberamente et senza alcuno impedimento ad loro bon piacere et voluntate. Data in castris nostris felicibus Apud Trignanum, die primo iunii (a) 1452.
Iohannes.

(a) Così A.