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634. Francesco Sforza ai Dieci della Balia di Firenze. 1452 luglio 1 "apud Trignanum".

Francesco Sforza espone ai Dieci della Balia di Firenze la situazione del fronte sforzesco sul lato orientale, sottolineando che i Veneziani stanno nei loro rifugi, costruendo fossi e fortificandosi, ma presto le truppe sforzesche li costringeranno a andarsene. Li informa poi delle continue scorrerie che si fanno nel Bresciano a caccia di prigionieri e bestiame. Circa quel che scrive Sceva delle contese di Santa Flora, il duca assicura di averne fatto istanza al pontefice di prendere il luogo sotto protezione. Data l'importanza della località, il duca suggerisce ai Dieci di intervenire senza dare allarmare i Senesi e intendersi con Sceva con il quale pure si accorderanno nell'evenienza che si preferisse dare il luogo in "recomanditia" senese. Quanto ai mancati progressi delle genti del re, lo Sforza ripete la proposta di far adunare le genti nel borgo.

[ 158v] Dominis Decem Balye comunitatis Florentie.
Magnifici et potentes domini compatres honorandi, havimo recevute vostre lettere et inteso quanto le magnificentie vostre scriveno delli advisamenti hanno havuti da nuy, et cetera; dicimo che le magnificentie vostre per fino in quest'hora sonno state advisate de quanto è sucesso, et cussì de quanto occorrerà saranno de continuo advisate, como è nostro debito, siché qui non gli accade rengratiamento; altro de novo non gli è al presente. Li inimici sonno pur in li alogiamenti, che per le altre nostre è stato scripto alle magnificentie vostre, li quali stanno cum grande temiditade et desconzo perché vanno ad sacomanno dece et dodece miglia longi et non attendino ad altro che a fare fossi et fortificarsi, ma, advisamo le magnificentie vostre che non se poranno sempre salvare né redurse in simili lochi de potersi cussì salvare et temporizare, perché gli andarimo tanto incitando et tramutandose et in qua et in là che gli sarrà necessario pigliare qualche logiamento, che non haveranno sì expedita l'aptitudine de salvarsi et che li guastaremo li loro dessingni, che se apizarimo alhoro in modo che non poranno fuzire, che non fazano rasone cum l'oste. Et per vignire ad questo effecto nuy non actendimo né ad pigliare terre né ad nissuno altro studio perché, dato fine al facto loro, ogni cosa è poy expedita del'impresa nostra, chiarendo alle magnificentie vostre che questa cosa non è per andare alla longa et redurassi ad più brevi termini che non extimano forsi le magnificentie vostre perché le cose de dì in dì se vanno componendo da per loro et abreviando, et non se perdi uno minimo actimo de tempo. Le cose de Bressa et del Bresano sonno restrecte molto più del'usato, et ogni dì per li nostri gli è corso in sule porte dove si sonno pigliati et pigliano de molti presoni et bestiame per modo che tucto el paese sta sublevato. Dianose le magnificentie vostre de bona voglia che li farimo intendere delle cose che li saranno gratissime et prestissimo.
Alla parte scrive misser Sceva della diffida facta ad quelle contesse de Sancta Fiore et cetera, dicimo che nuy havimo facta instantia assay cum la Santità de nostro signore che volesse pigliare quello in recomanditia et protectione, et non gli ha parso farlo, perché comprendiamo non voria pur fare cosa che non piacesse al Re de Ragona. Et considerato che quello loco pur importa assay, vorissimo pregare et confortare le magnificentie vostre che gli volesseno provedere loro per qualche via che dicto loco se habia ad salvare, ma la provisione che se gli facesse se voria farla per modo che non havesse ad indurre umbreza o suspecto o malivolentia ad Senesi che, dove sonno ben disposti et hedificati cum nuy et cum le magnificentie vostre in queste cose occorrente, al presente havessero ad mutare la dicta loro bona voluntade. Siché le magnificentie vostre [ 159r] circha ad ciò, deliberando fargli qualche provisione, poranno havere inteligentia cum misser Sceva et pigliarli quello miglior modo et più salvo che li parerà.
Et quando pur non gli paresse se potesse o volesse fare, intenderse pur cum misser Sceva, et che dicto loco vinisse in recomanditia de Senesi per quella miglior via gli parerà et più consulta, che provedendo le magnificentie vostre al dicto loco, serrà honore et utile et reputatione ad quella excelsa signoria, perché la salute de quello loco cede in beneficio de quelli signori nostri.
Alla parte che le magnificentie vostre dicono non sentire cosa alcuna delli progressi delle gente del Re et cetera, dicimo che, come per altre nostre havimo scripto alle magnificentie vostre, vogliano fare adunare le sue gente lì al borgo che, intendendose dicta onione per quilli del Re, dicte gente se refredaranno molto più nel vinire loro parendoli poter fare pocho fructo. Ex castris nostris felicibus Apud Trignanum, die primo iulii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.