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637. Francesco Sforza ai Dieci della Balia di Firenze 1452 luglio 4 "apud Trignanum".

Francesco Sforza scrive ai Dieci della Balia di Firenze confermando le posizioni dei nemici. A tal proposito fa seguire una nota sullo stato della truppa sforzesca, che è, come avranno inteso da Diotisalvi, è in grande necessità, ma comunque certo della vittoria; chiede perciò, che la sovvenzione di denaro di cui ha parlato con Diotisalvi, arrivi presto perché sui Genovesi non s'ha da far troppo affidamento in un pronto intervento perché. sonno lenti di natura. Provenendo da Guglielmo di Monferrato, è stato da lui Daniele Arrighi, ambasciatore di re Renato, che ha rimandato da Guglielmo con la proposta di tremila ducati mensili, oltre al marchesato di Pellegrino e di Castell'Arquato, località che fruttano tremila ducati annui. Daniele spera con ciò di indurlo a passare dalla parte sforzesca.

Dominis Decem Balie comunis Florentie.
Da poy scripsimo l'altre alle magnificentie vostre non è sucesso altro de novo; li inimici sonno pur nelli logiamenti loro usati quali stanno perplexi et cum timiditate et cum tanto disconzo che non se poria dire più che vanno ad sachomanno dece et quatordece miglia dala longa. Bisongna se tramutino de lì et non trovaranno un altro logiamento sì forte et sì aconzo per loro che se gli acostarimo un pocho più, et non lentarimo molto i passi che speramo fare sentire alle magnificentie vostre de quelle cose che se aspectino sentire. Et perché como da Diotesalvi le magnificentie vostre haveranno inteso, queste nostre gente sonno in grande extremitade, et purché li possiamo mantenere, non dubitamo de non consequire el non optato desiderio de victoria, pertanto non cessarimo replicare et confortare le magnificentie vostre che vogliano abrazare questo facto per modo della subventione del dinaro rasonato cum Diotesalvi che consequisca cellere, voctiva et effectuale expiditione, come havemo fede et speranza. In quelle de Zenoa non bisongna farli fondamento de che, quando bene fazano qualche subventione de dinari, sarà sì lenta et tarda che non se farrà al bisongno nostro et non vignirà a tempo, perché prima sia ordinata la colta, et che li dinari siano scossi, et che se possano havere poy, in ogni loro cosa Zenoesi sonno de natura longhi, per modo che non se ne porimo valere né adiutare ad hora che vinissero in aconzo et al bisongno nostro; siché iterum pregamo le magnificentie vostre che circha ciò l'opera sua sia tale como aspectiamo, et che rechiede la cellerità et bisongno.
[ 160r] Qua da nuy è stato Daniello deli Arighi, ambassatore delo re Renato, quale vene dal signore Guiglielmo, et hanne referito ch'el dicto signore Guillelmo parla bene; de che nuy in questo dì havimo rimandato dicto ambassatore dal signore Gullelmo cum commissione de proferirli trimilia ducati el mese, altra voIta pratichato de darli, et de darli el marchexato de Pelligrino et de Castello Arquà quali sonno de intrata de ducati trimilia l'anno. El dicto ambassatore dice che spera redurlo et che sarrà dalla nostra, et che farrà che passarà de qua alli servitii nostri cum tucte le sue gente. Non sapemo que farrà. De quanto sequirà le vostre magnificentie saranno conscie et advisate.
Ceterum, come per altre havimo scripto, cussì per questa replicamo che le magnificentie vostre vogliano atendere a fare unire le sue gente lì al borgo, che, facendose presto, non possono passare se non bene; perché speramo fare in modo dal canto di qua che darrà et terrore et favore dal canto dellà, et passaranno le cose prosperamente. Ma voglino le magnificentie vostre fare dicta unione prestissimo, perché da ogni banda le cose passaranno in modo che se vincerà, et riporterasse victoria indubitata et certa. Ex castris nostris felicibus Apud Trignanum, die iiii iulii 1452.
Ser Iohannnes.
Cichus.