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638. Francesco Sforza a Diotisalvi di Nerone de Diotisalvi. 1452 luglio 4 "apud Trignanum".

Francesco Sforza si compiace con Diotisalvi di Nerone de Diotisalvi del suo operato. Quanto ai Genovesi asserisce che, dovendosi avere qualcosa da loro, questa sarà sempre tarda ad arrivare e perciò lo esorta a darsi da fare perché quella rimessa di danaro sia fatta al più presto. I nemici se ne stanno nei loro ripari e affidano a saccheggi la loro sopravvivenza. L'ambasciatore di re Renato, Daniele Arrighi, andato da lui dopo essere passato da Guglielmo di Monferrato, torna con la promessa, per ora, di tremila ducati mensili e del marchesato di Pellegrino e di Castell'Arquano con rendita annua di tremila ducati. Gli piace quel che gli ha detto di Carlo e lo assicura che manderà uno dei suoi a sollecitare il tutto. In allegato gli manda conferma della cifra richiesta in modo che possa scriverne sicuramente. Si sono scritte le stesse cose a Cosimo de Medici.

Deotesalvio Neronis de Deotesalviis.
Havimo recevute vostre lettere (a) de dì xxv del passato et inteso quanto scriviti del fructo ha facto l'andata vostra, quale era necessaria et cetera; dicimo che siamo certissimi che haveriti facto fructo assay et operato opportunamente ad (ciò) è bisognato; per benché, per prima non habiati potuto dare fine ad tucto, pur speramo che ad questo novo regimento fareti como è la nostra speranza in vuy. Lo facto de Zenoa havimo inteso et havimo resposto per lo facto del dinaro che, quando bene dellà se habia ad retrare qualche subventione, sarrà sì lenta et tarda che non vignirà ad tempo al facto nostro, et non bisongna faciamo fundamento de havere tale subventione che se ne possiamo valere né adiutare ad tempo, et non bisongna aspectar molto perché sapeti in quanta extremitade lasassi queste nostre gente; siché ex corde vi pregamo et confortamo che faciati tale opera che se consegna la optata et requisita expeditione effectuale cum quella celleritade et presteza sapeti et cognosceti rechiede el facto nostro et il bisongno de queste nostre gente. Li inimici sonno pur in li suoy allogiamenti et stanno cum tanto disconzo che non se poria dire più perché vanno ad sacomanno dece et quatordece miglia, et faragli necessario mutare alogiamento et stanno perplexi perché non gli pare potere trovare un altro allogiamento sì forte et aconzo a loro et, levandosi de lì, se gli acostarimo più et speramo fare delle cose che ve saranno grate.
[ 160v] Questo ambassatore del re Renato è stato da nuy quale dice esser stato cum lo signore Guillelmo per parte del Re. El quale signore Guillelmo ha resposto bene; de che nuy havimo rimandato oggi dicto ambassiatore dal signore Guillelmo et datoli la commissione de proferirli li ducati iii mila al mese, altre volte praticato de darli, et cussì facemo referire de darli el marchesato de Pelligrino et Castello Arquà, quali sonno de intrata de iiimila ducati l'anno. Dice dicto ambassatore che spera redurlo, et che sarrà della nostra, et che lo farrà vignire ad servire de qua cum tutte le gente; et de quanto sequirà ne sariti advisato de tutto.
Al facto delo adviso ne haviti facto del conte Carlo et cetera, dicemo che restamo advisati et piacene grandemente, et speramo se haverà facta bona spesa.
Al facto del (b) mandare là uno nostro per solicitare et cetera, dicimo che (c) ne pare recordati bene nuy mandaremo là uno che sarrà idoneo.
Mandamovi aligata cum questa la cifra adomandati ad ciò possati scrivere securamente quanto vi achade. Ex castris nostris apud Trignanum, die iiii iulii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
In simili continentia scriptum fuit magnifico Cosme de Medicis.

(a) Segue et inteso depennato.
(b) Segue aviso depennato.
(c) Segue restamo advisati et piacene grandemente et speramo depennato.