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662. Francesco Sforza al commissario di Pontremoli e agli oratori pontremolesi. 1452 luglio 10 "apud Trignanum".

Francesco Sforza scrive al commissario di Pontremoli e, lui assente, agli oratori pontremolesi che vadano da lui per indicare la destinazione di parte dei denari dei quali quella comunità gli fa dono. Chiede si diano subito 1020 lire ad Antonio, cancelliere di Achille Corso, conestabile ducale, e lire 260 a Sevino, cancelliere del Padovano, pure conestabile. Vengano pure gli ambasciatori loro, ma preferirebbe che si distribuissero nel modo detto i denari, tenuto presente che il viaggio è lungo e poco sicuro. Se gli ambasciatori fossero già per strada, diano le predette lire ai menzionati cancellieri e il rimanente lo portino da lui.

[ 167v] Commissario Pontremuli et, (in) eius absentia, oratoribus Pontremuli venientibus ad nos nomine comunitatis eiusdem.
Volimo per cosa importantissima al stato nostro che de quelli denari, quali quella comunità ne dona de presenti, ne faci dare ad Antonio, cancillero de Achille Corso, nostro conestavele, presente portatore, lire mille vinti, sive 1020 de imperialibus, et ad Sevino, cancillero del Padoano, pur nostro conestabile, portatore presente, lire 260, sive duecento sesanta, che fanno in tucto lire 1280 quali spazaray subito, visis presentibus, et fa che la comunità sia contenta et li ambasatori, quali voleno vinire da nuy per fare el dono de questi dinari, poranno però vinere da nuy; ma nuy haverimo più caro dagano li denari là ad costoro che portarli qua, et a loro debia essere anchora più caro per respecto del viazo longo et non ben securo da Cremona qua. Et se vuy, ambasadori, fossivo per via cum dicti dinari, voliati dare et numerare alli predicti cancellieri como havimo dicto, et lo resto poriti portare qua cum vuy. Ex castris nostris Apud Trignanum, die x iulii 1452.
(a) Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsi.
Cichus.

(a) Segue ser depennato.