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692. Francesco Sforza ai mercanti di Parma 1452 luglio 26 "apud Gabianum".

Francesco Sforza dissuade i mercanti di Parma di avvalersi del veneziano Andrea Doria che hanno per le mani per il ricupero delle loro cose, affermando che la sua detenzione è priva di alcuna efficacia; occorre che si appiglino ad altro espediente. La rotta di Gugliemo è di buon auspicio, e darà loro presto altre buone notizie.

Mercatoribus civitatis Parme.
Havimo recevuta vostra lettera data a xxii del presente et inteso quanto scriveti de quello Andrea Dandolo, venetiano, sustenuto lì, che desideraresti non fosse relassato per fino non fosse liberato lo sequestro facto ad Venetia delle robbe vostre et cetera.
Dicemo che saressimo più contenti che vuy poserlo sustenere, et non lo lassarissimo may che rehaveristi le cose vostre, purché fosse tale che fosse suffitiente, obstandose de zò; ma ben ve advisamo che costuy non è quello che possa satisfare al recatto della dicta robba, perché luy è povero più che Iob et è una bestia et ribello della signoria de Venexia et, se lo tenesti decemilia anni, non porristi havere, per la sua detentione né via, pur uno paro de calze. Poy, siando luy l'altro dì ad Ferrara, ne scripse che voleva vignire da nuy, et cussi fossimo contenti che venisse, et cussì veniva. Siché bisongna fare altro argumento et provedere per altra forma ad fare rehavere le cose et robbe vostre. Et non dubitamo che qualche dì non ce appara et se demostri qualche via per la quale rehaveriti le cose vostre, et de questo vi dati bona voglia perché le cose hanno ad passare per modo che, senza farne grande instantia, haveranno in gratia et piacere de renderne dicte cose, advisandove et certificandove che la novella del signore Guilielmo è verissima, et prestissimo ve farimo sentire delle altre novelle che ve piaceranno anchora più. Ex castris nostris felicibus apud Gabianum, die xxvi iulii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.