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693. Francesco Sforza a Giovanni de Iordanis, podestà di Parma 1452 luglio 26 "apud Gabianum".

Francesco Sforza scrive a Giovanni Giordani, podestà di Parma, circa la detenzione di un veneziano e il ricupero dei beni dei mercanti locali sequestrati a Venezia, informandoli che l'Andrea Dandolo che loro trattengono è un poveraccio. Dispone però che sia trattenuto in prigione e si indaghi su di lui. Quanto ai mercanti li assicuri dell'interessamento del duca.

[ 176v] Domino Iohanni de Iordanis, potestati civitatis nostre Parme.
Havimo recevuta vostra lettera, et inteso quanto ne scriviti della detentione di quello Andrea Dandolo, Venetiano per lo quale ne scriveno li merchatanti de quella nostra città che non lo fazamo liberare per respecto del rechatto delle (a) robbe loro sostenute ad Venexia; dicemo che sarissimo più che contenti de sostenerlo et non lo lassare may per fino non se rehavessero le robbe de quelli nostri Parmesani, quando el dicto Andrea fosse persona che, per tale detentione, li homini nostri potessero havere sua intentione. Ma ve advisamo che questo Andrea è una bestia et ha bando de Venesia et è poverissimo più che Iob, el quale, siando ad Ferrara, ne mandò ad dire che voleva vignire ad nuy, et fossimo contenti, et cossì luy vigniva. Nuy cognosciamo meglio chi è, che se cognosce luy stesso, et se lui stesse decemilia anni, non se poria havere per sua detentione pur uno paro de calze; siché non bisongna instare per tale detentione, ma è bisongno de pigliarse qualche altra forma, et non dubitiamo che qualche volta non ce appara qualche via che se darà bon modo a fare rehavere decte robbe. Et cussì vogliati confortare quelli cittadini che de zò se diano bona voglia, che non siamo mancho intenti ad zò che siano loro medesmi, perché reputiamo sia cussì interesso nostro como suo. Ex castris nostris apud Gabianum, die xxvi iulii 1452.
Ser Iohannes.
Post datam. Non obstante quanto vi habiamo scripto de Andrea Dandolo, non intendimo perhò che lo debiati liberare, né relassare de presone, ma vogliatilo diligentemente examinare et sapere que andava facendo. Et de tucto ne vogliati advisare che poy ve responderimo de quanto haveriti ad fare. Data ut in littera.
Cichus.

(a) Segue dinaro depennato.