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697. Francesco Sforza a Oldrado Lampugnani 1452 luglio 30 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza si compiace con Oldrado Lampugnani della vittoria di Cassine su Guglielmo di Monferrato e del bottino di più di settecento cavalli e oltre 1000 prigionieri, tutti capisquadra e i principali uomini che Guglielmo aveva. Del caso di Cavenago lo Sforza, a buon diritto, diminuisce il numero delle perdite in oltre centocinquanta cavalli,e assicura che si provvederà subito; il tutto perché Alessandro, appena giunto non conosceva ancora la situazione. Si rimetta di buon animo e conforti i cittadini. Quelli di Correggio non fan paura perché ai confini vi sono le truppe del marchese di Mantova. Quantunque non necessiti che glielo dica perché è ben esperto, lo esorta a ben onorare il fiorentino Arolfo Orolandi che si porta lì.

[ 179v] Domino Oldrado de Lampugnano.
Havemo recevuta vostra lettera de data xxvii del presente et inteso quanti scriveti; dicimo che quanto ve habiamo scripto delli successi del signore Guilielmo è verissimo et indubitato, luy è stato ropto et fracassato et sonno stati presi più de settecento cavalli, et più de 1000 presoni da taglia et tucti li suoi capi de squadra et li più principali homini che l'havesse sonno stati presi. Siché le cose dellà hanno ad succedere de bona via. Del caso successo li ad Cavenago dicemo che, havendo nuy mandato lì Alexandro, nostro fratello, cum alchune squadre, giongendo luy ad Cavinago, nel'allogiare suo, non sappendo che li inimici fossero ingrosati più de quello erano inanti la partita soa da noy, fo asaltato et receveti sinistro et fecero pocho danno, quantuncha stimiamo uno pocho la reputatione più ch'el danno; et in vero non forono presi delli nostri, tra cavalli et caragi et ogni cosa, oltra cento et cinquanta cavalli. Ben ve dicimo che facimo de novo tale provixione dellà che se restaurarà el manchamento recevuto, et per ogni modo se farà quello che sarà deliberato et romperasse li designi alli inimici; siché dative bona voglia che presto speramo farvi sentire novelle che ve piacerano.
Cossì vogliati confortare quelli citadini a stare de bono animo che le cose nostre passaranno in modo che vincerimo, adivisandovi che quelli da Corezo non sonno in tale acconzo, né hanno tale seguito che possano fare damno, salvo se non facessero qualche coreria che, siandoli pur aIe confine gente assay de quelle del'illustre signore marchexe de Mantoa et, siando loro fra le terre et fortezze nostre et volendosse loro movere, ad cosa alchuna receveriano piutosto danno, vergogna et manchamento che havessero ad nocere. Attendeti pur a bona guardia et ale fortezze per tutto, et se altro accaderà, avisatice presto.
Ceterum lì (è) venuto Arolfo di Orolandi, citadino et zentilhomo Fiorentino, quale è persona da bene col quale ve vogliati intendere et honorarlo, como havete facto per fin qui. Et questo ve recordiamo, non perché crediamo habiati facto né fazati altramente, ma solo ad nostra satisfacione; quantuncha nuy sappiamo l'habiati facto prima, ve habiamo scripto perché intendeti meglio questo facto de nuy, perché ne seti magistro vechio de questo et de ogni cosa. Ex castris nostris apud Quinzanum, die xxx iulii 1452.
Iohannes de Ulexis.
Cichus.