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757. Francesco Sforza a Matteo Giordano da Pesaro 1452 agosto 18 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza dice a Matteo Giordano da Pesaro di essere contento che Diotisalvi vada da lui con parte del pagamento; ribadisce a Matteo di rimanere e di incontrarsi con Cosimo e altri. Con i Dieci della Balia faccia, come si è detto con Diotisalvi, diano cinquemila fiorini, ancora più necessari dopo lo scacco di Alessandro. Se trovasse i Dieci renitenti e se Cosimo e gli altri amici lo dissuadessero dall'insistere, esorti però Cosimo a voler soddisfare Sigismondo Malatesta dei cinquemila fiorini, e il duca farà in modo di accontentarlo da parte sua. Chiedendo a Matteo di ottenere il resto dei venticinquemila fiorini, il duca si dice certo che Sigismondo sarà presto lì per unirsi alle forze fiorentine e certo della buona disposizione di Firenze, stando a quanto gli scrivono Francesco Gentile, Angelo della Stufa e Luca. Lo Sforza dirà a Sigismondo di prestare anche gratuitamente il suo servizio a Firenze, sicuro del comportamento della signoria. L'ultima notizia è che gli ambasciatori del Re di Francia e di re Renato sono partiti da lui per fare l'accordo da Guglielmo di Monferrato insieme a inviati sforzeshi.

Matheo de Iordanis de Pisauro.
Havimo ricevute tre tue lettere de data x, xii et xiii del presente et inteso quanto scrive; respondemo et, prima alla parte de Diotesalvi che vene et porta una parte del spazo, dicemo che ne piace grandemente. Ad questo non dicemo altro.
Alla parte del venire tuo o restare, dicimo che vogli restare lì et vogli essere cum lo magnifico Cosmo et cum quelli amici nostri che te parerà, et cussì cum li magnifici signori Dieci et vogli operare per quella migliore via te parerà che li v mila fiorini siano exborsiati per quella excelsa signoria, como fo raxonato cum Diotesalvi, quale ne dede ferma speranza che se exborsariano per quella excelsa signoria, honestandote nel parlare et instantia che faray cum quella excelsa signoria per modo non lo havesse molesto, cum dirli ch'el caso de Alexandro ha desordinato el facto nostro perché bisongna che lo faciamo mettere in ordine et havere quella uscita del dinaro che non credevamo, et che non saperissimo per que via potere supplire, maxime (a) per dicta casone, alli dicti v mila fiorini. Et inteso che dicti signori fossero infine pur renitenti ad exbursare dicti v mila fiorini et allo magnifico Cosmo et alli altri amici nostri [ 196r] paresse non astrengere più dicta signoria per li dicti v mila fiorini, vogli pregare et strengere Cosmo che veda de far contento dicto signore messer Sigismondo de dicti fiorini v mila et nuy lo faremo contento de qua; ma non te partire de là i(n) perfino dicto signore messer Sigismondo non è facto contento di dicti dinari; et fra questo mezo fa de havere subito el resto delli xxv mila fiorini tucto integramente, et vogli senza dilationi mandarne dicto resto.
Alla parte del signore messer Sigismondo dicemo che credemo che la signoria sua, alla recevuta de questa, sarrà vinuta de là et unita cum quelle altre gente de signori Fiorentini, et credemo che la sua signoria, per quanto ne scrive Francesco Gentile et Angelo della Stufa et per quanto ne ha mandato a dire per ser Luca, quale è qua da nuy, della sua bona dispositione et voluntate che farrà el dovere et honore suo, advisandote che nuy scrivemo una lettera alla signoria sua della quale te mandiamo la copia inclusa in questa, et havimo mandato a dire a bocha et scripto alla sua signoria che se may la signoria sua desidera farne cosa grata, che li piacia liberamente et gratuitamente et de bono animo et senza dilatione, condurse et adiutarse cum tucte le gente sue alli lavori et defesa de quella excelsa signoria la quale ha la victoria nele mano contra le gente inimiche, actenta la magnanimità et prudentia sua et li provedimenti facti et che se faranno per quella excelsa signoria et aquistarà fama, gloria et reputatione et summa benivolentia dalla prefata excelsa signoria, et nuy farea obligatissimi alla sua signoria, el perché, como havimo dicto, credemo che la sua signoria se condurà de là liberamente et deportarasse laudabilmente et bene.
Come per altre te scripsimo li ambassiatori delli serenissimi Re de Franza et re Renato, quali furono da noy, retornarono dal signore Guillelmo per fare l'acordo et mandassimo alchuni nostri cum dicti ambassiatori, dali quali non habiamo anchora havuto alchuna risposta, quale de dì in dì aspectamo. Et quanto seguirà et che haverimo dellà te ne faremo advisato de tucto. Data in castris nostris apud Quinzanum, xviii augusti 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.

(a) Segue del denaro che non credevamo depennato.