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787. Francesco Sforza a Oldrado da Lampugnano (1452 agosto 30 "apud Quinzanum").

Francesco Sforza ripete a Oldrado Lampugnani quanto già detto a Gandolfo da Bologna.

Domino Oldrato de Lampugnano.
Perché intendemo che tucte le nostre gente d'arme de qualuncha loco se ritrovano vengano qua in campo da nuy, volimo che a tucti quilli se retrovano lì im Parmesana faciati fare expresso comandamento che subito vengano in campo, etiamdio se gli fossero cum nostra licentia, purché gli siano stati dece o dodece dì, et non venendo lì, da poy che l'haveriti facto comandare, fateli cazare via et non ghe li lassati per modo alchuno. El simile decimo de quilli che sonno vinuti dala nostra per andare in Toschana, ali quali havessimo conceduto per qualche dì che vinissero lì per aviarse deinde in Toschana, ali quali volimo diati licentia che vadano via, intendendo che la licentia havessero da nuy de venire lì debba durare xii o al più xv dì. Ali nostri volimo faciati fare comandamento che subito vengano via, non intendendo però che se veruno se trovasse infermo sia cazato via, ma parliamo delli sani. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.