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788. Francesco Sforza al capitano della cittadella di Piacenza e a Teseo da Spoleto 1452 agosto 30 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza ribadisce al capitano della cittadella di Piacenza e a Teseo da Spoleto quanto detto a Gandolfo da Bologn e replicato a Oldrado Lampugnani.

[ 203r] Capitaneo citadelle PIacentie necnon Thexeo de Spoleto.
Perché intendimo che tucte le nostre gente d'arme de qualunqua loco se retrovano vengano qua in campo appresso nuy, volimo che a tucti quilli se retrovano lì imPiacentina faciati expresso comandamento che subito vengano in campo, etiamdio se gli fossero cum nostra licentia, purché gli siano stati dece o dodece dì; et però, venendoli da poy che gli haveriti comandato, cazateli via et non ghe li lassati per modo alchuno. El simele dicimo de quilli che sonno vinuti dalla nostra per andare in Toschana ali quali havessimo conceduti per qualche dì che vinisseno per aviarse deinde in Toschana, ali quali volimo diati licentia che vadano via, intendendo che la licentia havessero da nuy de vinire lì debbia durare xii o al più xv dì. Alli nostri volimo faciati comandamento che vengano subito, maxime che debbeno havere tucti havuto el suo spazamento, non intendendo però che se veruno se gli trovasse infermo sia cazato, ma parlemo delli sani. Data in castris nostris apud Quinzanum, die xxx augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.