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811. Francesco Sforza a Bartolomeo Trovamala e al referendario di Piacenza 1452 settembre 4 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza informa Bartolomeo Trovamala e il referendario di Piacenza che sono stati da lui gli uomini dell'abbazia di Tola lamentandosi per una nota delle "bocche vive" per fissar la tassa del sale. Se volesse perseverare in tale intento, minaciano di andarsene nel Genovese, proponendo che facesse una valutazione all'ingrosso. Perché tutto dipende da come si fa tale valutazione, il duca acconsente che si proceda in modo tale che la Camera e gabella non ne abbiano danno.

[ 209r] Bartholomeo Trovamala, ex Magistris intratarum et referendario Placentie.
Sonno stati qui da nuy li homini della abbatia de Tola et ne hanno dicto come vuy li voliti fare la descreptione delle boche per dargli la tassa del sale segondo li ordini nostri, et pregarne, come nostri fideli et boni servitori, che non gli vogliamo far fare dicta discreptione perché ne sequiria più presto damno che utile, considerato che li homini, per non essere tassati se partiranno de lì et anderanno in Zenoese; ma dicono, per aconzare bene lo facto nostro, che sonno contenti che vuy li faciati una extima et dicati, segondo lo pare(re) vostro, quello voleti paghino, senza fare la descriptione delle boche, che sonno contenti pagare. Per la qual cosa, parendo a nuy che questo sia una cosa medesma quanto saria a fargli la descriptione et parerà a loro che li habiamo compiaciuto ne pare, et cussi vogliamo li faciati cussì de grosso uno extimo et li dicati quello ve pare honesto debiano pagare, perché de facile se pò existimare quanto doveriano et ponano pagare, come saria facendo la discreptione; et nuy veneremo havere il dovere nostro et loro saranno compiaciuti. Ma in questo tale extimo che li fareti vogliati havere fuso bona ad ciò che la Camera et gabella nostra non venesse ad recevere damno; et si vuy li havessimo alchuna altra rasone in contrario, vogliati advisarcene. Data in castris nostris apud Quinzanum die iiii septembris 1452.
Zaninus.