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826. Francesco Sforza agli Anziani e ai Presidenti agli affari di Parma 1452 settembre 8 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza risponde agli Anziani e ai Presidenti agli affari di Parma, viste le ragioni addotte per resistere alla concessione richiesta da Oldrado Lampugnani della remissione dei debiti di Tizano, di insistere su tale concessione. Trattasi di un comune povero e di un debito che per quella comunità non è importante, mentre quelli di Tizano sono in difficoltà a pagarlo, e ciò anche per rispetto a Fiasco cui Tiziano è stato concesso.

[ 213v] Antianis et Presidentibus negociis civitatis Parme.
Havimo recevuta la vostra lettera responsiva circha la rechesta ve ha facto el spectabile messer Oldrado de Lampugnano per parte nostra che vogliati remettere et fare cancellare et anullare tucti li debiti vechi che hanno el comune et homini di Tizano cum quella comunitate, et inteso li respecti quali ne allegati perché ve agravati de farli dicta remissione. Al che respondendo, vi dicimo che siamo certi ve debbia agravare per respecto delle grandi spese et damni supportati per quella prefata comunitate; ma considerato che el dicto debito non è tanto né tale che possa fare grande aconzo, né relevare la prefata comunità, et considerato che li dicti comuni et homini sonno poveri et che sonno inepti ad fare pagamento d'essi denari, et anche per respecto del spectabile et strenuo Fiascho, al quale havimo concesso dicto loco de Tizano, ve havimo facto fare dicta rechesta. Et cussì, considerato li respecti predicti et per contemplatione nostra, vi confortiamo gli vogliati fargli dicta remissione facendo cancellare et abolire dicti debiti et liberare dicti homini et comune per modo che may in veruno tempo non gli siano recordati dicti debiti, certificandovi che ad nuy fariti cosa che molto ne sarrà grata et accepta. Et sopraciò el prefato messer Oldrado ve ne dirrà più pienamente la intentione et voluntade nostra, al quale vogliate credere quanto a nuy medesmi. Data in castris nostris apud Quinzanum, die viii septembris 1452.
Bonifacius.
Iohannes.