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830. Francesco Sforza a Sceve de Curte 1452 settembre 10 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza raccomanda a Sceva de Curte di eseguire quanto gli ha scritto per i carri. In merito ai denari trattenuti a coloro che trasportano le vettovaglie in campo, dice di prendere nota di coloro che ne sono stati privati e del perché ciò viene fatto. Quanto a Bartolomeo Anguissola che non ha ancora mandato il carro dovuto è certo che farà il dovuto. Ha chiesto a Giovanni da Milano di recarsi da lui. Al prete di Manerbio e a Giovanni Bono Carolo, Sceva non ha da fare quanto gli ha scirtto. Il famiglio del Turco, accusato di furti, rimanga in prigione. Scriverà ancora a Luchina di consentire ai cittadini di portare a casa le biade che hanno a Castel San Giovanni e in altre sue terre perché possano concorrerne al trasporto.

[ 214v] Domino Sceve de Curte.
Inteso quanto ne haviti scripto per vostre lettere de dì viii del presente, ve respondemo, et primo, alla parte delle carre che curati mandare ad executione quello v'è stato scripto. Circha ciò che quilli sonno stati qui per condurre victualie in campo se lamentano che gli è stato (a) retenuto lì li suoy dinari, dicemo che de questo ne havimo ben sentito altre lamente, ma may non havimo possuto intendere como sia passato questa cosa. Pertanto togliti in scripto quilli se lamentano, et la quantità del denaro gli è stato retenuto, et perché, et poy del tucto advisatine, perché gli providerimo in modo che se poranno debitamente contentare. Alla parte del conte Bartholomeo Angusola quale è renitente in fare el dovere per quello carro gli è stato taxato, dicimo che de luy non havimo cosa nova perché ell'è sua usanza de fare cussì. Per l'alligata gli scrivemo in forma che siamo certi farrà el debito suo. Alla parte de Iohanne da Mediolano similiter dicemo che l'è sua usanza, et però gli (b) havimo scripto, et cussì per questa gli repplicamo che debbia vinire da nuy, siché mandatiglila subito.
Alla parte del prete da Manerbio et de Iohanne Bono Carolo havimo inteso quanto scriveti, et non ve respondemo altro, se non che faciati quanto per nostre lettere ve havimo scripto.
Alla parte de quello famiglio del Turcho haviti facto prendere et mettere impresone per robbaria che ha facto, dicimo che lo tegnati cussì et contra luy non procedati in cosa alchuna finché ve scriverimo altro perché volimo meglio intendere questo facto, poy ve scriverimo quello haveriti a fare circa ciò.
Alla parte de madonna Luchina non vole che li cittadini de quella città che hanno le loro biave in Castello San Zobanne et le altre sue terre le possano condurre a casa sua, et per questa casone gli sonno molti cittadini che condurano victualie in campo che non li possono condurre; de questo ne maravigliamo perché già per nostre lettere havimo scripto alla prefata madonna Luchina per questa casone. Pur niente de mancho iterato per l'alligata gli scrivemo in forma che siamo certi che ordinarà che li nostri cittadini porranno condurre et fare condurre le loro biave alla città.
Alle altre doe ultime parte del segnore Conrado et della crida haviti facto fare, segondo ve scripsimo, non li accade altra resposta. Data in castris nostris apud Quinzanum, die x septembris 1452.

(a) Segue tolto depennato.
(b) Segue scrivemo depennato.