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920. Francesco Sforza a Oldrado da Lampugnano 1452 settembre 24"apud Lenum".

Francesco Sforza dice a Oldrado Lampugnani che quando si impadronì di quella città ha concesso ai cittadini parmensi alcuni capitoli tra i quali quello su cui s'è appuntata l'attenzione dei Maestri delle entrate, che concede l'avvicendamento semestrale dell'ufficiale all'ufficio di ragioneria, così che nessuno riesce a impratichirsi appieno dei compiti. Vuole perciò che discuta di questo con i deputati della città e cerchi di convincerli a consentire il prolungamento della permanenza in detto ufficio dell'attuale ufficiale, uomo pratico e intelligente.

Domino Oldrado de Lampugnano.
Quando noi havessimo el dominio de quella nostra città concedessimo a quelli cittadini alchuni capituli, secundo che domandano, per usare verso loro liberalità et benignitate.
Ma perché de presenti li Magistri nostri dele intrate ne scrivono che fra l'altri capitoli gli n'è uno, cioé che essa comunità possa mettere alla rasonaria de quella chi parerà alli soi deputati et alcuni altri officiali, como vederite per la copia del capitulo che noi mandiamo qui introclusa, che torna in grandissimo danno dela Camera nostra, però che, mutando loro de sei mesi in sei mesi l'officiale deputato alla dicta rasonaria, como fanno le scripture, non se posono aconzare con lo debito modo et ordine et stanno confuse et senza niuno regulamento per forma che non se pò havere una minima rasone ordinata, il che è verisimile perché simeli officii non se possono intendere così presto né pigliare la pratica de ordinare le scripture per stare sì poco tempo, et perché, non provedendo ad questo facto, ne poteria seguire damno et preiudicio asai (a) alla Camera nostra [ 236r] , et intendimo esserli de presente al dicto (o)fficio uno homo pratico, da bene et inteligente, vi confortiamo et caricamo vogliati, recevuta questa, retrovare tutti li deputati d'essa nostra città et exortarli et confortarli da nostra parte ad non remo(ve)re dal dicto officio quello che gli è de presente, considerato ch'el è homo inteligente et pratico, como havimo dicto de sopra; immo glilo vogliano confirmare et lassare, aciò la Camera nostra non vegna ad supportare tanto danno per mancamento dele rasone che non se possano havere le rasone ordinate. Et in ciò interponerite ogni vostra opera et studio de fare che essi deputati remagnano contenti ad questo, intendendovi de ciò con li Magistri nostri dele intrate. Data in castris apud Lenum, die xiiii septembris 1452.
Iacobus Rivolta.
Cichus.

(a) et preiudicio asai in interlinea.