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10. Francesco Sforza al Regolatore e ai Maestri delle entrate 1452 gennaio 13 Lodi

A proposito degli arretrati di Giovanni de Amelia, Francesco Sforza vuole che il Regolatore e i Maestri delle entrate nella sua liquidazione tengano conto del capsoldo e di quanto si trattiene agli altri salariati, non considerando quello che ebbe da Pavia quando lui era nelle Marche. Se ancora gli spettasse qualcosa, vuole che glielo si assegni.

Regulatori et Magistris intratarum.
Non obstante quanto per un'altra de dì xii del presente sottoscripta de nostra propria mano ve havimo scripto circa la rasone de domino Iohanne de Amelia de quello resta havere del tempo passato, tamen perché quella lettera l'havemo scripta per tedio et recrescimento, per questa altra nostra, pur sottoscripta de nostra mano, ve dicemo debiati fare le rasone d'esso misser Iohanne retenendoli capsoldo et quello se retene ad li altri salariati et provisionati nostri, et che quello che havesse havuto da Pavia del tempo eravamo in la Marca non gli sia facto bono in quella rasone, ma gli sia compensato in quello restasse havere del tempo da poy che siamo venuti in Lombardia, perché crediamo che serà forsa più lo debito che lo credito et non ne pare honesto che nuy debiamo havere perduto et luy guadagnato, ne pare honesto che senta del'amaro et del dolze como li altri. Pur se cosa alcuna gli restasse, volimo gli ne fati assignamento, che sia pagato et che lo chiariti molto bene de questa rasone, como a boca ve diximo, alla qual comissione per questa se referimo. Laude, xiii ianuarii 1452. (a)
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.


(a) A margine: Pro domino Iohanne de Amelia.