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28. Francesco Sforza a Boccaccino Alamanni 1452 gennaio 22 Lodi

Francesco Sforza informa Boccaccino Alamanni che il 17 del corrente mese è arrivato a Ferrara il Re dei Romani e che vi resterà sei od otto giorni. Ha mandato a fargli omaggio suo figlio Galeazzo e suo fratello Alessandro con gran numero di cavalieri e di scudieri ai quali si aggiungono Niccolò Arcimboldi, Sceva de Curte e Giacomello Trivulzio che lo accompagneranno a Roma; ha scritto a Sceva di lasciare Siena e di andare a Firenze, per far parte così degli accompagnatori del sovrano. Siccome Sceva è partito da Milano con contanti solo per un mese, chiede a Boccaccino di volergli dare centocinquanta ducati, ducati che egli potrà detrarre dai denari che riceverà lì, oppure che saranno rimborsati dal duca a Milano a suo figlio Luigi.

[ 63v] Boccacino de Allamanis.
Como per altre lettere haveray inteso la mayestà del Re de Romani era per venire in Italia. Mò advisamote como, a dì xvii de presente, intrò dentro la cità de Ferrara dove, credimo, sia per stare circha sey, overo octo dì al più. Havimo mandato lo inclito nostro figliolo Galeazo et el magnifico domino Alexandro, nostro fratello, acompagnati de grande numero de cavalieri et de scuderi de queste nostre parte, molto honoratamente a visitare la sua mayestà et a presentarla, segondo che n'è parso debito et conveniente a noy. Havimo etiamdio ordinato mandare li spectabili doctori domino Nicolò Arcimboldo, domino Sceva da Corte et messer Iacomello da Trivultio per ambaxatori nostri, quali gli faciano continua compagnia perfina alla coronacione soa, et cossì nel retornare suo. Et però scrivemo ad esso domino Sceva per la alligata, quale se trova de presente a Sena, che subito venga lì a Fiorenza et da lì non se parta per finché la mayestà soa sarà gionta là, che credimo sarà presto, acioché da poy possa andare cum li prefati domino Nicolò et domino lacomello ad fare compagnia ad la prefata mayestà. Et perché al predicto domino Sceva, quando s'è partito da noy non gli fessimo dare denari, se non per uno mese, vogliamo che per ogni modo vedi de dargli contanti centocinquanta ducati, de soldi 54 el ducato, senza alcuna exceptione, acioch'el non staga impazato, li quali poy tu te porray retenere delli denari quali havimo a recevere là, velli darimo qua ad Aluyse, tuo figliolo, segondo che ne scriveray. Le alligate quale scrivimo al dicto domino Sceva et Nicodemo vogliamo gli le mandi et presto, quanto ti sia possibile. De qua non accade dire altro, et accadendo te ne avisaremo. Laude, xxii ianuarii 1452. (a)
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.


(a) A margine: Pro domino Sceva.