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102. Francesco Sforza al podestà di Pavia (1453 agosto 17 "ex castris nostris apud Gaydum").

Francesco Sforza loda il podestà di Pavia per aver fatto giustizia di Giacomino Gazo per il suo tradimento e per la descrizione imposta dei beni dei ribelli. Quanto alla ribellione nata in città, gli impone di punire "iuridice et animosamente, et tam realiter quam personaliter" i rivoltosi "senza reguardo nè respecto alcuno", e se avesse remore di qualsiasi tipo a fare ciò, gli concede tutta quella "auctorità et possanza"che ha lui per punirli, non intendendo che tale eccesso passi impunito.

Potestati Papie.
Havemo recevuto le vostre lettere, date xiiii del presente, per le quale restiamo avisati dela iusticia facta, supplicio sumpto et subito dela persona de Iacomino Garzo, segondo el suo demerito et mancamento, et così del'ordine preso per vuy perchè li beni de quelli rebelli siano descritti et non vadano in sinistro, et de tuto ve comendiamo.
Quantum autem ala parte de quello tumulto e questione fata in quella nostra cità, ne rincresce et dole ultra modo che quelli giotti siano saltati in tanta presumptione e temerità quanto hanno facto. E non deliberando per modo alcuno de comportargelo, nè remetterli tale e tanto errore e scandaloso atto, volemo, et expresse ve commettemo che, senza reguardo nè respecto alcuno, non attese parole ve fossero state dicte o firano dite, per che se voglia, debbiati procedere iuridice et [ 30r] animosamente, et tam realiter quam personaliter contra tuti et singuli principali, partecipi et sequaci dela dicta questione, nemine reservato, et sia che se voglia et habia nome come (a) se volia, perchè non volemo niuno altro signore in quella cità che nuy, nè volemo parte, ma el tuto, sichè non habiati respecto ad persona del mondo in far ragione. Et se forse per natura del vostro officio non havessevo auctorità de così fare, aut per qualche ordine, statuto o decreto non potessevo exequire tal processo, aciochè ghiaramente inte(n)diati e comprendiati nostra intentione essere che questo excesso non transisa impunito, per tenore dele presente, quanto in questo caso tanto ve concedimo et diamo tuta quella auctorità et possanza havemo nuy, sichè exequiriti omnino questa nostra mente, aliquibus in contrarium facientibus nequaquam attentis, e senza altra repplicatione de nostre lettere, perchè tanto havemo a core questa cosa quanto verun'altra del mondo, non perdendo tempo alcuno ale cose perdite et avisandone de quanto haveriti facto et exequito. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) come su rasura.