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1189. Francesco Sforza al podestà delle Giarole 1454 marzo 28 Milano.

Francesco Sforza vuole che il podestà delle Giarole provveda che il marescalco ducale Annibale da Castelnuovo sia soddisfatto delle sue vacche e dell'utile che ne doveva avere secondo l'accordo fatto affidandole a Giacomino Garzo, giustiziato, poi, per delitti contro lo stato. Si avvalga per ciò del credito (21 ducati d'oro) che detto Giacomino aveva con quella comunità.

Potestati Glarolarum.
Credevamo magistro Hanibale da Castelnovo, nostro marescalcho, fosse pagato et satisfacto delle soe vache, quale haveva date ad tenere ad Iacomino Garzo de quella nostra terra, il quale - como tu say - fo iustitiato ali dì passati per delicti havia commissi contra il stato nostro; così de quello dovia havere per lo utile d'esse vache del [ 317r] tempo l'havia tenute secundo le conventione et pacti havevano insieme, delle quale esso magistro Hanibale dice haverti facto chiaro. Ma esso magistro Hanibale de novo ne dice anche non essere stato satisfacto, del che ne maravigliamo, havendone nuy scripto tante lettere. Et perché pare che dicto Iacomino havesse certo credito de dinari con quella nostra comunità, ne pare, et così volimo aciò esso magistro Hanibale consegui il debito suo, che havuta questa provedi gli sia satisfacto integramente delle soe vache et dello utile ne deve havere secundo le conventione havevano insieme per lo tempo le ha tenute il dicto Iacomino. Et provedi non habiamo più querella, cioé che esso magistro Hanibale sia pagato de questi dinari dovia havere il dicto Iacomino da quella nostra comunità della valuta et utile d'esse vache, quale pare siano state extimate per ti in vintuno ducato d'oro. Data Mediolani, die xxviii marcii 1454.
Zanetus.
Cichus.