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1211. Francesco Sforza ai deputati agli affari di Pavia (1454 aprile 5 Laude).

Francesco Sforza ricorda ai deputati agli affari di Pavia di avere ripetutamente sollecitato il loro intervento per lavori sul pericolante ponte sul Ticino e per la buca di detto fiume, che, non eliminata, minaccerebbe la deviazione delle sue acque nel Gravellone. Li informa di aver scritto a Gracino da Pescarolo e al referendario per il finanziamento di dette opere, ma se anche non fossero intervenuti, vuole che essi diano inizio ai lavori, certi di avere i denari "a mane a mane". Diano subito corso ai lavori approfittando della buona stagione, perché con il tempo cattivo le acque potrebbero crescere e, non solo aumenterebbe la spesa, ma potrebbe incombere il pericolo di non poter più intervenire. Di tutto é a conoscenza Stefano Fazardo, cui dovranno, per questa facenda, prestar piena fede.

Deputatis negotiis comunitatis civitatis nostre Papie.
Recordandoce nuy che altre fiate ne haviti scritto et iterato che, non provedendo al ponte de Ticino de quella nostra cità, el quale menaza ruyna da una parte, et item, non provedendo ala bucha de Ticino, forse deviaria dal suo lecto et andaria in Gravalone, che seriano cose de grande detrimento et anche deformità della cità, scrissemo et ordinassemo opportunamente che per fare provisione che tanto mancamento non occorse domino Gracino et anche el referendario facesseno respondere delli dinari deli lavorerii; et così credemo debbano havere facto; et quando non l'havesseno facto, ne despiaceria, et così gli ne scrivemo de novo. Ma ve volimo dire così che, quando pur gli denari non gli fossero così a mane a mane et fossevo certi, com(e) potiti essere certi, de haverli, a nuy paria grande mancamento el vostro che per così pochi dinari, como gli vanno, a dare lo principio al lavorerio de quella importantia, [ 323r] che li dovesti mancare de principiarlo et lassare incorere tanto mancamento quanto seria questo; del che, ultra el danno, ve seria grandissma et perpetua vergogna. Per la qual cosa ve confortiamo et caricamo quanto più possemo che, non havendo ancora vuy dato principio al dicto lavorerio, gli lo vogliati dare et prosequire l'opera tanto ch'el tempo el concede perché, crescendo poi l'aque, non se potria fare senza grandissima spexa, et anche seria periculo de non poterse fare, et non se facendo, non se potrissemo se non maravigliare et imputare a vuy, como circa ciò habiamo più a pieno informato domino Stefano Fazardo, al quale crederiti in questa materia, como faresti a nuy proprii. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Iohannes.