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1362. Francesco Sforza al podestà e al castellano di Vigevano 1454 maggio 9 Milano.

Francesco Sforza comunica al podestà e al castellano di Vigevano che il trombettiere Cristoforo gli ha riportato molte notizie circa i furti commessi dai famigli di suo nipote Roberto e anche di quello recentemente fatto ai mercanti di lì, del quale sono stati presi i i presunti autori. Devono essere tenuti sotto buona guardia e se scarseggiano di uomini, ne richiedano alla comunità perché, se i detenuti fuggissero, richiederà loro il risarcimento dovuto da quelli. Devono cercare con accortezza di sapere da loro come si sono svolti i fatti e, siccome gli é giunta informazione che solo sette persone a cavallo hanno derubato i mercanti e che chi ha cura dei prigionieri ha riferito che uno dei famigli ha detto di non voler stare in prigione per quel che hanno fatto altri, il duca raccomanda che si sottoponga costui a stringente interrogatorio. Li avverte che é disposto a tenere detti famigli in prigione anche per un anno, ma vuol venire a capo della verità sui malandrini, ai quali va fatto intendere che, se dopo un anno non si sarà scoperto nulla, sottoporrà ognuno di loro a tortura. Non sperino in un intervento di clemenza di Roberto perché desideroso di conoscere i malfattori che disonorano la sua compagnia. Siccome Roberto, a scusa dei suoi, dice di sapere che v'é gente di là in Ticino che passa nel Milanese per far furti, il duca ordina al castellano di portarsi domattina presto ad esaminare tutti i portuali del Ticino da Parasacco in su fino a Terca indagando che gente é quella che passa di là.

Potestati et castellano nostris Viglevani.
Christoforo trombetta é retonato et n'ha portato molte informatione so delle robbarie commisse per el passato per li famigli de Roberto, nostro nepote, come etiandio de questa robaria commessa mò novamente contra li mercadanti de questa terra; per la quale robbaria havemo facto pigliare dicti famigli, il perché se presumi che per ogniuno che dicti famigli sonno in colpa in havere commesso questo fallo. Et pertanto volimo, et per questa ve commettemo che debiate tenere sotto bona guardia et custodia dicti famigli per modo che niuno non possa [ 366r] fugire, avisandove che, se veruno de loro se partisse, o fugisse, per vostro mancamento, ne faremo tale demonstratione che parirà ne sia rincresciuto; et ultra de questo faremo pagare a vuy la robba et dinari che sonno domandati a dicti famigli. Apresso volimo che ve debiati inzigniare et usare ogne industria et (a) arte cum dicti famigli, o cum parte de loro, de cavare la verità de questo fallo, ma parte, perché, secundo l'informatione che havemo havuto, forono solum septe persone a cavallo quelli che roboreno dicti mercatanti. Et perché siamo avisati de quello che haveti deputato ala loro cura ha dicto che uno de dicti famigli disse: "Ch'io non voglio stare in presone per lo male che hanno facto li altri", vogliati examinare lo dicto deputato per vuy se l'é vero che l'intendesse queste parole, et da chi; et trovando ch'el sia così, vogliati examinare diligentemente quel che l'haverà dicto et cavarne quello posseti, avisandove che nuy siamo disposti omninamente trovare quelli sonno stati li malfactori, se bene dovessero stare uno anno in presone; et siamo contenti che vuy dicati a dicti famigli, che l'odino tucti, che nuy omninamente siamo disposti a trovare questi malfactori, et quando seranno stati uno anno in presone, et non l'haverano palezato fra loro li malfactori in cavo del'anno, li faremo pigliare ad uno ad uno et li faremo lassare le braze in su la corda; et forse questo giocho li faremo fare più presto che non credano, et serà in modo che porterà la penna così el bono como el cativo, perché l'informatione havemo delli facti loro ne stringono a fare così; et non stiano a speranza del dicto Roberto, perché luy li é de migliore voglia a trovare questi giotti che li fanno queste vergogne, che nuy, como quello che ha più caro l'honore suo che non ha li tristi; et che serà meglio per loro quelli che non sonno in colpa ad accusare quelli che sonno in colpa. Appesso, perché dicto Roberto dice che l'ha infomatione che passano de là da Ticino dela zente che sonno dal canto de qua in Milanese per robarie, et per questa via vole pur excusare li suoy, volimo che tu, castellano, domatina a bona hora monti a cavallo et vadi ad examinare tuti li portuari de Ticino, da Parasacho in suso sino a Tertha diligentemente, et intende da loro che gente [ 366v] sonno queste che passano dellà, et in che modo, et quando; et de tuto ne avisaray. Se voy non haveti bene il modo fra vuy de far ben guardare li dicti famigli, como havemo dicto de sopra, rechiedeti quella comunità che ve dia tuto quello ayuto che sia necessario. Avisatine de tuto quello che haveriti cavato et havuto dali dicti famigli acioché sapiamo che fare.
Data Mediolani, viiii maii 1454.
Iohannes Antonius.
Iohannes.

(a) Segue honore depennato.