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1388. Francesco Sforza al condottiero Colella da Napoli (1454 maggio 13 Milano).

Francesco Sforza informa il condottiero Colella da Napoli che i Rettori di Bergamo si sono lagnati per i furti dei suoi uomini. L'avverte di aver fatto pace con Venezia per vivere in tranquillità e non perché i suoi uomini si diano a rubare. Li ammonisca di astenersi da tali inconvenienti e di andare a pascolare nel Bergamasco. Vuole che restituiscano ogni refurtiva e sappia che se non lo faranno, sconterà tutto lui.

Colelle de Neapoli, armorum ductori nostro dilecto.
Tu vederai per la inclusa quanto me scriveno li spectabili rectori de Bergamo, et de quanto se gravano deli toi che hanno robbato li suoi; del che ne rencresce ultra modo.
Et per giararte della mente nostra, nuy havemo facto bona et sincera pace con la illustrissima signoria per vivere in pace et tranquilità, e non perché li tuoi e l'altri vadano robando, né siano cagione de scandalo, per la qual cosa volemo che statim debii admonire li tuoy et anche l'altri et comandarli che restituiscano le robbarie et che se abstehgano da nunc vero inanti da simili inconvenienti, et che per modo alcuno non vadano a tagliare, né a pascere l'erbe, né altro suso quello del Bergamasco, avisandote et certificanhdote che, se non se restituiranno le cose robate, le faremo nuy pagare a tuo costo. Et similiter faremo quando accaderano simili errori et inconvenienti, quali non patiremo per cosa del mondo. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.