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1423. Francesco Sforza ad Angelo da Viterbo, giudice dei malefici di Milano e podestà e castellano di Vigevano 1454 maggio 18 Milano.

Francesco Sforza accusa ricevuta da Angelo da Viterbo, giudice dei malefici di Milano nonché podestà e castellano di Vigevano, della sua relazione sugli interrogatori fatti ai famigli di suo nipote Roberto e prende atto che ha trovato solo vacillante il Bresciano, colpevole di molti furti con due o tre compagni. Vuole che metta alla tortura il solo Bresciano come gli parrà giusto e ragionevole, perché vuole che sia ai cittadini derubati che andavano a Ginevra, che a detti famigli sia fatto quello che debitamente richiede la legge.

[ 381r] Domino Angelo de Viterbo, iudici mallificiorem Mediolani necnon potestati et castellano Viglevani.
Respondendo brevemente alla littera de vuy, misser Angelo, facta noy heri l'altro, recevuta hersera ale xxiii hora, per la quale succintamente ne diceti non havere trovato inditio alcuno sufficiente per lo quale havesti possuto mettere ala tortura li famigli de Roberto, nostro nepote, et che non procederesti ad tale acto senza nostra licentia, subiungendo che tra li altri el Brexano, quale haveti trovato colpevole in molti altri furti con duy o tre altri compagni, domandandolo de questo excesso per lo quale dicti famigli sonno in presone, trovati vacilare et variare un poco, ve dicemo che, parendo ad voy tucti che de rasone dicto Brexano se possa mettere alo examine de dicto excesso, per lo quale nuy havimo mandato voy, misser Angelo, lì per via dela tortura, che voy li mettiati dicto Brexano solo ala tortura, et procedati in questa materia secundo ve parirà iusto et rasonevole, perché la mente et l'intentione nostra é che tanto ad questi nostri citadini, quali se lamentano dela robbaria facta contra li loro che andavano a Zenevra, inculpando dicti famigli de Roberto, quanto ali dicti famigli sia facto quello che debitamente rechiede la rasone; et non altramente. Mediolani, xviii maii 1454.
Iohanne Antonius.
Iohannes.