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1457. Francesco Sforza a Iacobo de Alferis da Crema, castellano di Sant'Angelo 1454 maggio 23 Monza.

Francesco Sforza scrive a Iacobo de Alferis da Crema, castellano di Sant'Angelo, di aver appreso con grande dispiacere la notizia dell'eccesso commesso dal famiglio ducale Giuliano da Pisa con alcuni uomini di Cugnolo. Saputo dell'orrendo fatto già prima di avere da lui informazione, aveva deciso di affidargli la punizione dei colpevoli. Vuole che prenda a un tratto tutti i rei, ma, se non sarà possibile, catturi innanzitutto Giuliano con i suoi famigli e ragazzi e li metta nella rocca di San Colombano. Per il successo del compito affidatogli ha scritto a Iosef da Cortona, castellano di San Colombano perché gli dia 'aiuto e consiglio e, in più, gli farà avere una lettera patente per cui potrà chiedere la collaborazione di chiunque crederà. Si é scritto a Iosef da Cortona, castellano di San Colombano nel modo che é detto nella lettera. Si é scritta una lettera patente a detto Iacobo comandando a ufficiali, gente e armigeri di aiutarlo e di fare quello che lui chiederà sotto pena dell'indignazione del principe.

Iacobo de Alferiis de Crema, castellano Sancti Angeli.
Havemo recevuto le toe lettere per le quale tu ne significhi ordìnatamente lo orribile excesso commisso per Iuliano da Pisa, nostro fameglio, assieme con alchuni homini de Cugnolo, et cetera, del quale più ne rincresce et dole più che poteressemo dire né scrivere. Et deliberando nuy omniamente de punirlo como richiede el caso, et pensando de persona idonea et sufficiente et che voluntera facesse et exequisse la voluntà nostra, tu ne venisse in mente et (a) [ 390r] già inanti la receputa delle toe lettere, perché ne eravamo avisati prima d'altro, te facevamo fare la commissione et in medesmo tempo ne foreno presentate le toe lettere, per le quale ne é cresciuta la opinione de farte tal commissione. Volimo aduncha et te commettiamo che con più diligentia, cura, studio et vigilanza et inzegno che may usasse in cosa alcuna, tu cirche havere nele mane el dicto Iuliano et anche tuti li colpevoli del delicto, tuti ad uno tracto, s'el se po', et casu no, ad uno tracto tuti non se potesseno havere, attendi principalmente ad havere el dicto Iuliano (b) et soi famigli, regazi, cavalli et robba et farali mettere nela Roca de San Columbano. Et per fare la cosa con più maturità, acioché l'habia effecto, intenderati con Iosef da Cortona, castellano de San Columbano, al quale scrivemo che te dia ogne adiuto, consiglio et favore a luy possibile in questa materia; et ultra ciò mandiamo una lettera patente per la quale potray domandare adiuto et favore da chi meglio te parirà poterte fidare, confortandote demum et caricandote ad mandare questa cosa ad executione, se may havesti voglia fare cosa che me piaque, avisandone postea qualiter feceris in premissis. Modoetie, xxiii maii 1454.
Ser Iacobus.
Cichus.
Scriptum fuit losef de Cortona, castellano Sancti Columbani, in forma prout in precedenti littera fit mentio.
Facte fuerunt patentes suprascripto Iacobo iniugentes universis officialibus et gentibus armigeris quatenus eidem dent auxilium et favorem et exequantur omnia per ipsum requisita sub pena indignatione et sub penis per eum imponendis pro suprascripto facto exequendo. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) et ripetuto in A.
(b) Da el dicto Iuliano a havere el dicto Iuliano scritto su: allegato 1 a pag. 739.