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1472. Francesco Sforza al podestà di Vigevano 1454 maggio 28 Milano.

Francesco Sforza vuole che il podestà di Vigevano assolva l'ebreo Mosé con formula piena dalla imputazione, poi ritrattata, dalla donna che "altra volta fo iusticiata" e, perciò non abbia più, per il fatto attribuitogli, alcuna noia.

Potestati Viglevani.
Per un'altra de xxii de aprile cum una supplicatione de Moyses ebreo ve scripsemo, como siamo certi che havereti veduto, circa il facto de Moyses predicto per casone della imputatione gli fo data de quella femina, che altra volta fo iusticiata, et fin al presente de quanto ve habiamo scripto non intendemo che sia seguito altro effecto; il perché, replicando quello medesmo, dicemo che s'é vero che la dicta femena per alcuno modo discolpasse dicto Moyses, non obstante che'l non appara per scripto, volimo et così per questa ve dicemo et comandiamo che contra il dicto Moyses non procedati più ultra in alcuno modo né contra li suoy et soe cose. Imo volimo che ogne novità et molestia che gli havesseno facta per la casone predicta gli la revocati et annullati, et lo reponati in lo suo [ 395r] pristino grado et stato como era prima che gli fosse data la dicta imputatione, et così lo absolvati liberamente senza altre repplicatione. Siché in lo advenire per alcuno modo et forma Moyses predicto non habia per la dicta casone tanto più impazo né molestia. Data Mediolani, xxviii maii 1454.
Cichus.