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1514. Francesco Sforza a Marco Corio (1454 giugno 5 Milano).

Francesco Sforza, in seguito alle lamentele degli agenti dell'abbate di Cerreto per l'intollerabile carico causato dall'arrivo di cavalli a Barbata, ordina, tenuto anche conto dell'importanza degli agenti nel riscuotere i denari dell'abbazia, a Marco Corio di rimuovere da lì detti cavalli ricordandogli d'avergli detto di mettere quei cavalli dove non ve n'erano altri. Ad evitare che quei di Piumanengp si lagnino per la rovina delle erbe dei loro prati, gli raccomanda di far sì che i soldati si riguardino dal tagliare l'erbe adacquate.

[ 405r] Marco de Coriis.
Per parte delli agenti del futuro abbate de Cerreto havemo havuto lamenta delli cavalli quali tu hay sopraiuncti a Barbata, dicendone quello esserli carico insupportabile, pregandone deinde provediamo ala graveza loro. Et perché como tu say, nuy te dicessemo che dovesti mettere dicti cavalli nelli lochi dove li altri non erano, te dicemo che, recevuta questa, subito tu removi dicti cavalli da Barbata, mettendoli altrove dove te parerà; et hoc attenduto lo grande pexo hanno li dicti agenti a rechatare li dinari della dicta abbatia. Apresso, perché quelli che hanno ad fare ad Piumanengo non habiano poterse lamentarsi che gli siano guaste le soe prate, volimo che essendogli delle altre herbe de campo per uso delli cavalli, che sonno in dicto loco, debii provedere che non tagliano l'herbe adequate per cosa del modo, ita che non ne habiamo ad receverne più molestia. Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.