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1598. Francesco Sforza al podestà e al capitano di Piacenza (1454 giugno 22 Milano).

Francesco Sforza scrive al podestà e al capitano di Piacenza perché pongano fine al lamentato vagabondare dei soldati, fatto anche in accordo con quelli che gli devono dare alloggio. Vuole che facciano trattenere i soldati nei posti loro stabiliti, punendo con il carcere i disobbedienti che non devono essere rilasciati se non dopo aver risarcito i danni da loro causati. Si é scritta la stessa cosa a Teseo da Spoleto

Potestati et capitaneo Placentie.
Per li nostri fideli citadini et contadini de Piasenza ne é stato facto grandissima lamenta che le nostre gente d'arme che debbano stare in li loro logiamenti statuiti et ordinati, non gli stanno, anze vanno vagabondando, anche qui, domane che lì, tributando questo e quello et componendose con quelli, quali meritatamente gli debbono dare lozamento, perché non gli stiano a casa; la qual cosa a nuy é molestissima ultra modo. Et pertanto volimo et ve commettemo che per ogne modo, via debati ponere tal ordine che così non se facia, anze ogni homo stia ne lor termini et logiamenti statuiti; et se veruno contrafarà et partirasse damnezando veruno nostro subdito, volimo che lo faciati pigliare et incarcerare, da non essere relaxato se primo non haverà satisfacto et emandato li damni dati. Et a questo meteti tale diligentia che ne sentiamo novella. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
Similiter scriptum fuit Theseo se Spoleto.