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1623. Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Castel'Arquato (1454 giugno 26 Milano).

Francesco Sforza ricorda al podestà, comune e uomini di Castel'Arquato che giorni fa si portarono da lui a Lodi due arquatesi, che si accordarono con suo nipote Roberto Sanseverino, scontento per non essere stato sodisfatto dei denari della sua assegnazione, che glieli avrebbero dati entro un certo tempo, che, però, é passato invano. Ora Roberto ne ha di bisogno per poter cavalcare, per cui il duca esige di far subito avere detti denari al cancelliere di Roberto, appositamente lì mandato, e di mandare due loro uomini che giustifichino il mancato versamento nel termine concordato.

Potestati comuni et hominibus Castriarquati.
A questi proximi dì passati, essendo nuy a Lode, venero da nuy duy homini de quella terra, li quali per il magnifico Roberto da Sanseverino, nostro nepote, non era ancora satisfacto deli denari del'asignatione soa, gli li dedemo in mane; et dicti ambassiatori, per potere retornare indreto, gli promisero et fecero conventione con luy de dargli dicti denari fra certo termine. Et perché mò dicto termine é passato et dicto Roberto non é satisfacto et mo' de presente convene ch'el cavalca, al quale suo cavalcare gli fa grande impedimento il mancamento de dicti denari, ne siamo nuy molto maravigliati et anche nuy ne dolemo grandemente. Pertanto acioché esso non resti impazato in dicto suo cavalcare, ve comandiamo et volimo che, recevuta questa, subito gli faciati numerare dicti suoi dinari in mane del cancellero suo, exibitore dela presente, quale per questa casone luy manda là, et deinde mandariti a nuy dicti duy homini perché vogliamo intendere da loro la casone perché non hanno satisfacto in dicto termino.
Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.