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1626. Francesco Sforza a Teseo da Spoleto (1454 giugno 27 Milano).

Francesco Sforza comunica a Teseo da Spoleto che gli Anziani e i Presidenti della comunità di Piacenza hanno lamentato disordini e furti quotidiani nel Piacentino e, tra l'altro, vagabondaggio di 400 fanti di Tiberto in svariati luoghi, intenzionati, in più, di portarsi in Val di Nure; furti e violenze sulle strade pubbliche, specie sulla strada Romea e quella di Pombio. Altre lagnanze sono da loro fatte contro di lui per far pagare la tassa di 30 cavalli a Giovanni Cosa, mentre ne ha solo 9 vivi. Gli rimprovera di non essere mai intervenuto a troncare tali disordini e di non avergliene dato notizia. Vuole che catturi i delinquenti, e lo informi della sua impossibilità a prenderli, perché, in tal caso, provvederà lui. Mandi, poi, nei propri alloggiamenti i fanti di Tiberto e, infine, si ricordi che a lui non compete imporre di suo arbitrio delle tasse.

[ 433r] Theseo de Spoleto.
Li Anziani et Presidenti de quella nostra comunità de Piasenza n'hanno facto grande lamenta de molte cose, prima, delli desordeni et robbarie se fanno ogne dì in quello nostro terreno Piasentino, et fra l'altri che quatrocento fanti de quelli de domino Tiberto sonno stati per più e più ville et quasi l'hanno misso ad sacho, monstando de volere andare in Valle de Nura; secundo, dele robbarie et violentie se fanno ad le strate pubbliche, presertim sula strata Romea et quella de Fiombo, como s'el fusse guerra publica; tercio, che tu fay dare taxa ad quelli sonno lì de domino Iohanne Cosa per cavalli xxx, et non sonno se non nove vivi, che é spesa excessiva; et ultimo, che tu hai dato taxa de cavalli de toa propria auctoritate et contra voluntà et ordini de quella capella et delli depuattai sopra ciò, et cetera. Dele quale cose nuy habiamo preso despiacere assay, maravigliandone et dolendone ultra modo delli facti tuoi che tu habii usato tanta negligentia quanto ad la parte delle robbarie se fanno, et che may tu non gli habii proveduto; et non potendoce provedere may, omnino ne habii dato uno minimo aviso, benché questo non n'é però cosa nova, perché te cognoscemo che tu fay el simile in le altre cose che tu hay ad fare. Donde te dicemo che tu debii provedere per ogne modo che non se commettano simile robbarie, né violentie, facendo sostenire personalmente li malfactori, et se tu no li potray havere in le mano, avisane che sonno costoro, accioché li possiamo provedere; et non vogli passare questa cosa con tanta tepidità. Ad la parte delli fanti de domino Tiberto, te dicemo che tu li debii mandare ad li suoi lozamenti et non lassarli andare vagando per lo paese. Delli cavalli de domino Iohanne Cossa te dicemo che tu non gli debii fare dare taxe se non per quelli cavalli vivi che hanno, et non più, perché gli debbe bastare fargli el debito senza fargli el superchio. Al'ultima parte che tu habii data taxa de tua propria auctoritate, nuy ne maravigliamo et però te commandiamo che tu non debii dare tassa ultra l'ordine et quello che nuy te habiamo commisso. Data ut supra.
Christoforus.
Iohannes.