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1643. Francesco Sforza a Melchione Lavavegra 1454 giugno 30 Milano.

Francesco Sforza comanda a Melchione Lavavegra di farsi dare dal vescovo della città i cinquanta ducati del bue grasso di cui lui tante volte gliene ha parlato: é una onoranza da cui nessuno é esente. Se il vescovo si perdesse in parole, insista nel chiedergli i denari, chiarendo al vescovo che, se non si trattasse di una onoranza, la smetterebbe di dargli tale fatica.

[ 437v] Melchioni Lavavegre, executori nostro.
Vogliamo te debii retrovare con lo reverendo domino vescovo de quella nostra cità de Lode et gli diray, per mia parte, ch'el te faza dare quelli cinquanta ducati ch'esso ne é obbligato a dare per l'honoranza nostra del bove, delli quali tante volte gli habiamo scripto et facto dire; et semper ne ha dato parola in pagamento. Et considerato che questa é nostra (a) honoranza et preheminentia, non deliberiamo ullo modo perdonarla ad persona alcuna, et sia che habia nome como se voglia, però voliamo facii ogne instantia apresso ala sua reverenda paternità ch'essa te faza dare li dicti dinari. Et casu quo esso non te li volesse dare, o che menasse per parole, siamo contenti provedi per quello più honesto et megliore modo ti parerà de recuperare et havere dicti cinquanta ducati sopra le intrate del dicto vescovato, o per altra via. Siché che inanzi te parti da lì sii sicuro et cauto de dicti dinari, et che non habiamo più casone de scrivere et domandaro questi nostri dinari, chiarendo ala sua reverenda paternità che, se questo non fosse nostra honoranza et prehemìnentia, et che fosse per altra casone, noy non gli daressemo questa fadiga et sforzaressemo fargli cosa che gli fosse in piacere, como havemo facto sempre. Data Mediolani, die ultimo Iunii 1454.
Zanninus.
Cichus.

(a) Segue intentione depennato.