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165. Lettera di Francesco Sforza (1453 agosto 27 "apud Gaydum").

Lo Sforza dà notizia della caccia data dall'armata cristiana al resto delle fuste tuche nella speranza di catturarle. Informa che Ungari, Valacchi e altri signori di quelle parti si sono mossi per fronteggiare i Turchi, per cui il sultano si è portato ad Adrianopoli. Il duca dispone che con scampanii, fuochi e processioni si renda grazia a Dio. In simile forma si è scritto al podestà e ai presidenti agli affari di Pavia.

[ 45r] (a) zentilhomo ienovese preso in Constantinopoli cum alcuni altri; et deinde, levata de lì l'armata di Christiani e andata per trovare lo resto delle fuste deli Turchi seperate dalli dicte xvii, et speravese che Ie travarebeno et pigliarebeno tute; et ulterius havimo giareza che molti Ungari, Valachi et altri signori de quelle parte potentemente se sonno mossi contra Turchi; per la qual cosa el Gran Turcho se è partito da Constantinopoli et gli ha lassa(to) per guardia Turchi et luy è andato in Andrinopoli, il perchè se spera obviare ale sforce et machinatione del prefato Turcho, adiutore Deo. Pertanto a Laude e gloria del'omnipotente Dio et exaltatione dela Christianità, rendendo gratie infinite ad esso Dio, volimo debiati fare processione tri dì continui con falodii et ameni soniti de campane. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Die suprascripto.
In simili forma scriptum fuit potestati et presidentibus negociis comunitatis civitatis Papie.
Cichus.

(a) Così, mancando la carta precedente, inizia la missiva.