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1657. Francesco Sforza a Marco Corio (1454 luglio 1 Milano).

Francesco Sforza scrive a Marco Corio di piacergli che parte della sua gente sia passata e crede che domani ne passerà dell'altra. Gli dice che verranno pure i condottieri che sono qui per portar via i loro soldati. Si dice sorpreso della vociferazione comunicatagli che, cioé, egli intenda cedere la Geradadda a Venezia, perché, data l'amicizia con detta Signoria, ritiene che lei non solo non pretenderà un minimo lotto di terra, ma gliene darà del suo. Certo di ciò, gli concede di mostrare la presente lettera ai creduli di tale chiacchiera.

[ 441v] Marco de Coyris.
Respondendo a quello n'hai scripto, prima, circa'l levare et passare de quelle nostre zente, piacene che ne siano passate una parte; et domani crediamo ne passarano delle altre. Questi nostri conducteri, che se retrovano qui, veneranno ancora loro de là a levare li suoi de presente, siché a questa nostra parte non ce accade altra resposta. Ala parte della vociferazione facta in quelle parte che nuy dasemo Giara d'Adda ala illustrissima signoria de Venetia, et cetera, ve dicemo che nuy ce maravigliamo de facti tuoy et de qualunque crede questo, perché nuy havemo bona, sincera et intrinsica benivolentia et amicitia con la prefata signoria et siamo certi che non solamente ne richiederà una minima terra delle nostre, ma piutosto ne daria delle sue, et non sapemo donde proceda questa tale vociferazione. Però volimo certifichi ogni homo de questa cosa et gli daghi a vedere che questa vociferazione é falsa; et aciò siano certi de questo, monstragli questa nostra littera. Ale altre parte delle toe littere non ce accade altra resposta. Data ut supra.
Irius.
Iohannes.