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1688. Francesco Sforza al pavese Agostino Beccaria 1454 luglio 5 Milano.

Francesco Sforza ammonisce il pavese Agostino Beccaria di volere (e a questo fine gli manda un suo cavallaro) che, per la sua duplice disobbedienza, si porti da lui per metterlo in un posto che gli dimostrerà che non se la passa da impunito. Esige che detta andata da lui avvenga anche se é, come lui dice, ammalato, nel qual caso lo farà trasportare in barella.

[ 449r] Domino Augustino de Beccaria, dilecto civi nostro Papie.
Ne meravigliamo non poco della desobedentia in la quale già doe fiade seti incorso. Et perché intendemo omnino essere obediti, per questa ve dicemo et comandiamo che, subito l'haveriti recevuta, debiati venire qui; altramente ve avìsiamo che daremo ad intendere ad vuy et ad ciascuno, che vogliamo li nostri comandamenti et lettere siano observate, et faremove mettere in loco che ve parerà non andiati impunito; et quando bene vuy fossevo amalato, como mostrate, se ve dovessevo far portare in barra, non restati de venire, perché intendemo vencere questa puncta con vuy. Et intendeti sanamente il nostro scrivere, avisandove che mandiamo là questo cavallaro aposta facta solum per questa facenda. Mediolani, 5 iulii 1454.
Andreas Fulgineus.