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1726. Francesco Sforza ai Rettori di Bergamo (1454 luglio 6 Milano).

Francesco Sforza accusa ricevuta, ieri e oggi, delle lettere dei Rettori di Bergamo circa la trattenuta di uomini, cavalli e biade da parte del podestà di Valsassina e del conte Giovanni Balbiano e li assicura di aver scritto al conte. In merito alle parole usate dal podestà, li assicura di averlo convocato per fargli un predicozzo sul buon comportamento che deve usare con la gente della Signoria di Venezia in modo che loro non abbiano motivo di adombrarsi.

Rectoribus Pergami.
Havemo recevuta hogi una vostra lettera ultra quella recevessemo heri continente la retenctione deli homini, cavalli et biade facta per il potestà nostro de Valsassina et per il conte Iohanne da Balbiano; ala quale respondendo dicemo che habiando heri in opportuna forma scripto intorno ala continentia dela vostra, de novo replicamo quella de heri et scrivemo similiter al dicto conte Iohanne liberi in instanti quelli ha luy nele mani et ogni cosa del suo, dolendone del maltractamento li ha facto. Et per le parole scrivete ha usate dicto potestà, li scrivemo debbia venire qui da nuy, perché li vorremo dare ad intendere havendo simile parole che haverà facto male, et monerimolo como se debbia deportare per l'havenire, perché nostra intentione é che non altramente debbia luy et li altri nostri accharezare et deportarse humanamente et bene cum quelli dela illustre signoria che faria cum li nostri proprii, et guardarse de non dire né fare cosa per la quale se ne habbiate ad prendere umbreza alcuna. Data ut supra.
Andreas.