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1762. Francesco Sforza a Corrado da Fogliano e a Roberto Sanseverino (1454 luglio 16 Milano).

Francesco Sforza scrive al fratello Corrado e al nipote Roberto che ogni giorno e ogni ora i Lomellinesi si lamentano che le genti d'arme sforzesche, oltre mangiare e bere, rubano e tagliano biade, battono gli uomini e al di là della prigione non li potrebbero trattare peggio. Il duca li scongiura caldamente di intervenire perché i suoi sudditi non siano così maltrattati.

Magnificis Conrado de Foliano fratri et Roberto nepoti, nostris dilectis.
Tante et così spesse sonno le lamente ne fino hogni dì et ogne ora facte per li nostri subditi de Lomellina che haveressemo purtroppo da fare ad responderli: dicono che, ultra el manzare e bevere, le nostre gente d'arme gli robbano, tagliano et strasinano le biave, sforzano l'homini et gli bateno (a), et da presonia in fora non gli potriano tractare pezo, la qual cosa ne rencrese et dole in fino al'anima; per la qual cosa ve caricamo et stringemo, se may havesti voglia farne cosa grata, che vogliati astringere a quelli termini, et fare et operare per ogne via et modo che li nostri fideli subditi non siano tractati così sinistramente, dela qual cosa iterum atque iterum ve caricamo quanto più possiamo. Data ut supra.
Ser Iacobus.

(a) Segue le biave depennato.