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177. Francesco Sforza al podestà di Pavia (1453 agosto 29 "apud Gaydum").

Francesco Sforza scrive al podestà di Pavia di essere contento che, obbedendo al comando della duchessa, abbia rilasciato dal carcere quelli delle Gerole. Quanto al suo parere di lasciarli andare a casa con l'obbligo di presentarsi a ogni suo richiamo, il duca contrappone la vincolante disposizione di impiegarli in città con l'impegno di presentarsi alla sera da lui.

Potestati Papie.
Inteso quanto tu ne scrive dele Gerole, quale, per impositione delIa nostra illustrissima nostra consorte, haviti facto relaxare del carcere con segurtà de presentarse a te, restiamo contenti de quanto hai facto; ma quanto ala parte delIa bona informatione, quale dice havere de loro et che, parendo a nuy, gli lassaray andare a casa con bona segurtà de presentarse totiens quotiens volueris, dicemo che ne piace dela bona informatione hai de loro. Pur, per certo bono respecto, a nuy pare e volemo che habiano pacientia anchora per qualche dì et, se fossero inhabili a vivere senza exercicio et opere manuale, gle potray dare licentia che vadano lavorando per la cità, aut de fora propinquo ad essa cità, dummodo la sera se presentano a ti. E questa è la nostra intentione, la quale volemo sia servata. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.