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1770. Francesco Sforza a Marco de Attendolis, commissario di Borgonovo, al comune e agli uomini di Borgonovo 1454 luglio 13 Milano.

Francesco Sforza ricorda a Marco de Attendolis, commissario di Borgonovo, al comune e agli uomini della stessa località di avere più volte inutilmente loro scritto per la vertenza che essi hanno con i nobili e i cittadini piacentini per i loro possedimenti e beni e di avere, anche di recente, ancora scritto lettere dell'intercluso tenore. Dalla risposta avutane dal luogotenente e dalla relazione di Antonio Malvicino ha capito che gli uomini di lì non intendono rispettarle. E' per lui insopportabile che le sue lettere vengano beffate e trascurate e, perciò, rigorosamente ingiunge loro, sotto la pena di 50 (ducati) da versarsi alla Camera ducale, oltre all'indignazione del principe, di osservare prontamente le accennate lettere, come se fossero sottoscritte da lui, pur se sotto portano il nome di un qualsiasi suo segretario,ma sono munite del sigillo ducale. Se si comporteranno diversamente, prenderà tale provvedimento che tornerà di poco onore al luogotenente e a loro tutti con non indifferente loro danno. Se qualcuno di loro si mostrerà restio o negligente nell'obbedirlo, toccherà al luogotenente di avvisare il duca o i membri del Consiglio di giustizia declinandone nome e cognome e sotto la protezione di chi agisce, perché intende agire contro simili individui in modo tale che tornino d'esempio a eseguire le lettere ducali.

[ 471r] Marco de Attendolis, commissario Burginovi et comuni et hominibus eiusdem Burginovi.
Plures scripsimus litteras in materia differentie verse et vertentis inter nobiles et cives Placentinos habentes eorum possessiones et bona illa et eius pertinentiis ex una parte seu pluribus et vos homines ex alia, que debitum effectum non sunt sortite; nuper quoque scripsimus litteras tenoris introclusi quas, sicuti ex litteris tui locumtenentis et relatione Antonii Malvicini percipere potuimus, vos homines nolle observare dicere presumpsistis, de quo profecto miramur nec ullo pacto tolerare intendimus quod littere nostre periupendantur neque etiam negligantur. Et propter ea mandamus vobis et stricte iniungimus, etiam sub pena quinquaginta (ducatorum) Camere nostre applicandorum et ulterius indignationis nostre quatenus memoratas litteras quam alias quasvis nostras per quemvis ex sacretariis nostris signatas et nostro sigillo sigillatas observetis inconcise et prompte exequamini ac executioni protinus mandari faciatis, non aliter ac si nostra propria manu essent subscripte, aliter quidem tallem ac talli ex nostris faciemus proinde commissionem qua tibi locumtenenti parum honoris vobisque omnibus, ultra predictas penas, non mediocre detrimentum afferetur; et si forte aliqui ad observandam hanc firmam intentionem nostram se retrogrados vel negligentes prestarent, nobis aut spectabilibus de Consilio nostro iustitie tu, locumtenens, rescribas eorum nomina et cognomina et sub quo clipeo vel cuius favore id agere presument, ut contra eos quam intendimus facere valeamus provisionem, et quidem tallem, quod ceteris fiat exemplum litteras nostras observandas. Mediolani, xiii iulii 1454.
Advena.
Cichus.