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1825. Francesco Sforza al capitano di Casteggio 1454 agosto 26 Milano.

Francesco Sforza vuole che il capitano di Casteggio, vista la supplica che gli trasmette del creditore Iacobo de Comite, cittadino di Milano e di Pavia, induca, con rito sommario, Francesco da Crema a saldare il debito che ha con lui. Il duca si dice stupito della loro indolenza nella riscossione del danaro. Data l'importanza della cosa egli riteneva, come anche gli si era fatto credere, che si dessero per detta raccolta, ma pare che si lascino prendere per il naso con belle parole. A Zanino comanda che, appena ricevuta questa missiva, si porti da lui con i denari che ha poturo incassare, altrimenti procuri di essere chiaro e dirgli perché non ce n'é, e gli spiattelli da che ciò dipenda in modo che che possa provvedervi.

Capitanio Clastigii.
Supplicationem nobis poretam parte Iacobi de Comite, civis nostri Mediolani et Papie, tibi his imclusam mictimus, tibique mandamus quatenus ad te vocato illo Iohanne Francisco de Crema, debitore, prout in ipsa supplicatione fit mentio super contentis im ea, ius sumarium et expeditum facias sine strepitu et figura iudicii, sola veritate inspecta, ita quod ipse lacobum (a) suum proinde debitum consequatur nec expensis frustetur. Data Mediolani, die xxvi augusti 1454.
Cichus.
[ 490v] Memoria sia (b) della Valle de Brambana mandarlo a notificare ad Antonio (c) de Terrenzano, habitante Castrezagi.
Apud castrum Coatorum, die xi novembris 1453.
(Ordine) ad Antinello di San Flixio, armigero del magnifico Corrado, fratello del duca, di andare a Piacenza con quattro cavalli e i suoi domestici (Con) relazione di Griffone, armigero di Corrado, fratello del duca, da parte del duca.
Antonello de Sancto Flixio, armigero magnifici Conradi, germani nostri, cum quatuor equis et famulis suis eundi Placentiam.
A margine: Relatione Griffonis, armigeri magnifici Cunradi, parte ducis Mediolani.
Bon Zohanne per lo salvoconducto de Crema, denari i soldi xii.
[ Allegato 1r] Illustrissime princeps et cetera, dilecte noster, maravigliamone grandamente che siati così fredi et pigri in dare hora maxima expeditione al recato del dinaro et che ve lassiati menare per parole et frasche; attenta la importantia dela cosa, nuy credevamo che vuy foste in camino con lo spazamento del dicto dinaro, secundo el scrivere vostro, et parene che ve lassiati ogni dì più cha mai menare per parole, como fanno li buffali per lo naso. Pertanto ve comettemo et volemo che subito recevuta questa che tu, Zanino, vegni via con quelli più dinari che tu hai potuto recatare, overo che tu ne avisi dela cosa chiaro como passa, et perché mancha et da che viene, ad ciò intendiamo el facto nostro chiaramente et che li possiamo provedere.
Gli ripete ancora di mandare due squadre di genti d'arme con tutti i soldati utili, sia a piedi che a cavallo, lasciando i loro carriaggi a Melzo con l'ordine che se si trovano, come scrisse ieri, a Pizzighettone, se ne vadano via tutti. [ Allegato 1v] Non obstante quanto te habbiamo scripto che ne dovisse mandare quelli doi squadre de zente d'arme et tuti li fanti, cossì da pede, como da cavallo che sonno a Melzo con tuti li loro carriazi, volimo adesso de novo che ne debii mandare dicte doe squadre cum tuti li loro zente utile, così da pede, como da cavallo, lassando lì loro cariazzi firmi a Melzo con ordine et comissione che, se demoreno lì a Pizguitone, como te scripsemo heri, facendo taliter che tuti se ne venghano via et che non gli remangha alcuna. Data.
Il duca ricorda a Sceva e al luogotenente di avergli scritto di non importunare il comune e gli uomini di Rivergaro per il paio di buoi, venduti al conestabile ducale della Porta piacentina di San Raimondo, da Rosseto, famiglio, ovvero uomo d'arme del condottiero ducale Taddeo dal Verme. Gli ricorda pure che con ciò non intendeva ledere i diritti del conestabile sforzesco Bolognino: gli era stato assicurato da Taddeo che avrebbe indotto Rosseto a pagare Bolognino, oppure vi avrebbe provveduto lui. Siccome Bolognino non ha ancora ricevuto nulla, il duca vuole che subentrino in questa vertenza Sceva e il luogotenente per convincere Taddeo ad accontentare, entro quattro o sei giorni, Bolognino, trascorsi i quali invano, essi agireranno con procedura sommaria contro quelli di Rivergaro, o chi credono, in modo che Bolognino sia appagato. [ Allegato 2r] Domino Sceve et locumtenenti Placentie.
Dillecte noster, quisti dì passati ve scripsemo non dovesti lassar far molestia nì novitate alcuna al comune et homini de Rivergaro per casone de quelo paro de bovi, quali altra fiata el Rosseto, famiglio osia homo d'arme de Tadeo dal Vermo, nostro conductero, vendeti al conestabile nostro dela porta de San Raymondo de quela nostra citade, et reliqua, como in esse nostre litere se conteneva date a Mediolano adì xxiiii del presente. Ve avisamo che nuy scripsemo in quela forma non per togliere la raxone sua al Bolognino, connestabile nostro predicto, ma perché esso Tadeo ne ha dicto e promisso de fare pagare e satisfare al dicto Bolognino per lo dicto Rosseto, overo de farlo lui del suo, il che ne pareva asay più continente. Mò é stato qua esso Bolognino a lamentarse, per la qual cosa volemo, e nostra intentione é che voy faciati noticia al dicto Tadeo che faza contento el dicto connestabile per li dicti bovi e suo interesse e spexe infra quatro o sei dì. E non lo facendo cum effecto, passato lo dicto termino, siamo contenti e volemo fatiati rasone a esso connestabile, sive contra quili da Rivergaro sive contra chi se voglia summaria et expedita, in modo ch'el non habia più casone legitima de querella. E questo non obstando le nostre predicte litere. Data xxx maii 1452.

(a) Così A.
(b) Segue a te Filippo havuto che se serà scripta depennato.
(c) Segue di Vichi depennato.