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186. Francesco Sforza al commissario di Tortona (1453 settembre 1 "apud Gaydum").

Francesco Sforza risponde a Pietro da Lonate, commissario di Tortona, nonchè a Ludovico da Bologna e ad Antonio da Fabriano, familiari ducali. Rivolgendosi innanzitutto a Pietro gli dice di interpretare quanto gli hanno scritto la duchessa e quei del Consiglio segreto come dovuto a null'altro che a "importunità gli è stata facta", perchè la sua volontà è che ognuno, non importa chi egli sia, paghi la tassa dei cavalli e quella del carriaggio. Circa poi agli uomini dei Ratti di Antonio da Cassano e di altri gentiluomini, "quali essi gentilhomini non vogliono astringere a pagare el debito loro", li inducano con ogni mezzo a fare il loro dovere in modo che i soldati non ancora del tutto soddisfatti vengano accontentati. Rivolgendosi nuovamente a Pietro, imputa alla indolenza sua e dei suoi consorti il non aver ancora riscosso quel che è dovuto ai soldati, quasi non avessero inteso che nel loro "spazamento", ribadisce il duca,"consiste el bene de nuy et del stato nostro". La risposta ducale si chiude concedento "plena, libera e larga licentia" di agire "realmente et personalmente" contro qualsiasi debitore della tassa dei cavalli e del carriaggio.

[ 50v] Petro de Lonate, comissario Terdone, necnon Lodovicho de Bononia et Antonio de Fabriano, familiaribus nostris dilectis.
Havemo recevute le vostre lettere et inteso quanto ne haveti scripto seperatamente, alle quale, respondendovi, dicimo: primo, ala parte che tu Petro ne scrivi delle lettere scripte per la illustrissima madona nostra consorte et per lo Conseglio nostro secreto che siano servate le exemptione lì ad alcuni, et cetera, dicemo che credemo le lettere quale loro hanno scripto piutosto l'habiano facto per importunità gli è stata facta che per altra casone; ma nostra intentione è, et così volemo che niuno, sia che voglia, sia preservato exempto de taxe de cavalli nì dal carrezo, sichè, senza che tu habii più altre lettere da nuy, constringeray ogniuno ad contribuire ala dicta spesa. Alla parte delli homini de quelli delli Rati de domino Antonio da Cassano et de più altri gentilhomini, quali essi gentilhomini non vogliono astringere a pagare el debito loro, ne rencresce asay et dole, il perché volimo, et così ve comandiamo che contra loro debiati procedere per tucte quelle vie e modi a vuy parerano meglio et con ogni industria, sollicitudine et ingenio, sichè gli vengha voglia de fare el debito loro, et che li soldati nostri, che restano ad havere, siano integramente satisfacti del tuto. Et questo volemo ve sforzati de exequirlo con ogni presteza, celerità a vuy possibile. Apresso havemo inteso che tu Petro, insieme con li toy consorti, anchora non haveti constrecti li homini vostri a fare et pagare el debito loro, né pare ve ne curate, del che asay ne maravigliamo et doliamo non pocho de tuti vuy, perchè, como quelli che a nuy monstrate essere piu affectionati delli altri, dovevati essere Ii primi a fare (a) che Ii dicti homini vostri facesseno el debito loro per dare exemplo alIi altri (b) de fare el simile, ma haveti facto tuto el contrario.
Pertanto nuy te dicemo così e te comandiamo che una con Ii dicti toi consorti debiati fare tal opera che cum effecto (c) li dicti vostri habiano casone de fare integramente el debito loro et presto presto, aciochè se possa dare integramente el spazamento alIi dicti nostri soldati perchè qui consiste el bene de nuy et del stato nostro: a fare che de presenti se possiamo valere d'essi nostri soldati, certificandoti, se vuy fareti altramente, nuy ve [ 51r] farimo tale demostratione che con effecto conosceriti quanto ne sarà stata molesta questa vostra retrogratione et inobedientia.
Ceterum volemo, et per questa ve concediamo plena, libera e larga licentia che contra qualunque debitore delle taxe (d) delli cavalli et carrezo nostro possiate e debiate procedere contra loro realmente et personalmente, finchè haverano integramente satisfacto a quello che debitamente deverano pagare. Sichè mò haveti l'intentione nostra, curate con ogni diligentia, sollicitudine e presteza che presto ogniuno faza el debito loro. Et da puoi che haveti l'intentione nostra non ne vogliati dare più molestia de ciò. Data ut supra.
Leonardus.
Iohannes.
Dupplicata die xii septembris 1453.

(a) a fare in interlinea.
(b) segue che depennato.
(c) segue che depennato.
(d) segue delle taxe depennato.