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19. Francesco Sforza alla duchessa Bianca Maria (1453 agosto 3 "in castris nostris felicibus apud Gaydum").

Francesco Sforza scrive a Bianca Maria che Diotesalvi desidera avere per moglie di suo figlio la giovane che Manno Donati, podestà di Pavia, aveva scelto per un suo figlio, ora defunto. La giovane ora abita con la madre in casa di Manno, cui il duca ha scritto per favorire il desiderio di Diotesalvi. Siccome, però, si è inteso che madre e figlia intendono andarsene via, anzichè bloccarle, come vorrebbe Diotesalvi, lui, duca, vuole che Bianca Maria si intenda con Antonio degli Eustachi perchè ordini che nessuna barca conduca via le due donne. Sollecita poi la consorte a voler dare pieno credito, perchè è del tutto informato di questa faccenda, a quanto le dirà Angelo Acciaioli, di passaggio per andare da re Renato e a non parlarne a sproposito con altri.

Illustri domine Blanche Marie.
Perché lo spectabile nostro compare Diotesalve desidera molto de havere per el figliolo una puta, quale el spectabile Manno Donati, podestà de quella nostra cità de Pavia, havea data ad uno suo figliolo, quale è passato de questa vita, et la qual puta una con la matre è in casa del dicto Manno. Per adiutare el desiderio del dicto nostro [ 7v] compare Diotesalvi, nuy havemo scripto al dicto Manno che se vogIia adoperare circha zò, in modo che'l dicto nostro compare habia suo intento. Et perché dicto nostro compare haveria voluto che la matre dela dicta puta et la puta fossero retenute volendose partire, non ne è parso de farlo, per non volere desconzare la cosa. Ma perché non voria che loro se partissero prima che la cosa fosse acconza, pertanto ordini la signoria vostra cum messer Antonio de Eustachio che vogIia ordinare che nissuna barcha Ia conducha senza sua saputa, et che proveda in modo che honestissimamente sia retenuta et non sia lassata andare per fina che la cosa non è facta et saldata. Et circha ad questa tale materia lo spectabile cavalero domino Angelo Azayolo, nostro compare, quale passerà dellì per andare dala maestà del re Renato, ne conferrirà più ad pieno a bocha, al quale gli voglia credere et fare quanto luy dirà con la signoria vostra, dandogli ogni adiuto et favore in dicta cosa, como faria per Galeaz Maria, con quella più honesta et accunza via gli parerà, in modo che dicto Diotesalve intenda che nissuno nostro favore dal canto nostro non gli sia mancato. Ma non voglia Ia signoria vostra farne paroIa né pur demonstratione alcuna quando non bisognasse, e che la puta et la madre volessero pur andare via, como dicto messer Angelo più a pieno dirà ala signoria vostra. Ex castris, ut supra.
Ser Iohannes.
Cichus.