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203. Francesco Sforza a Luchina dal Verme (1453 settembre 3 "apud Gaydum").

Francesco Sforza fa sapere a donna Luchina dal Verme che non ritiene necessario affidare a Milano o a Pavia la soluzione della controversia tra i suoi uomini e i soldati sforzeschi, cui egli non revoca le lettere fino alla soluzione della faccenda dei loro crediti. Ripropone che tutto si risolva, e con minor spesa, inviando un suo uomo, forse Filippo stesso, bene informato di tutto.

Magnifice domine Luchine de Verme.
Havimo recevute Ie vostre littere ale quale, respondendo, et primo, ala parte de comettere la causa et differentia, vertente fra Ii nostri soldati et homini vostri per cagione delle taxe, a Milano, aut a Pavia, dicemo che questa causa non è da fir comettuta in simili lochi, ma piutosto da essere diffinita mediante la venuta qua d'uno delli vostri, informato delle dicte taxe per più presto diffinirla, et per menor spesa e disturbio dela parte, avisandove che non vedemo modo de potere revocare quelle lettere havemo concesse ali nostri soldati contra li vostri [ 54v] homini se prima non se diffenisse la differentia. Sichè iterum ve confortiamo a mandare uno, e piutosto domino Filippo, como quello che debbe essere informato meglio che veruno altro, aciò che ozimai se gli metta fine. Al'altra parte de vostre Iettere de presente non accade altra resposta. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
A margine: Duplicata die iiii.